Questa iniziativa – realizzata dall’ente promotore – è stata selezionata per la Mappatura delle buone pratiche per l’inclusione lavorativa di migranti e rifugiati curata dal Settore Economia e Lavoro di Fondazione ISMU ETS.
Progetto “Cuochi a colori”
27 Novembre 20184 dicembre: Presentato il XXIV rapporto sulle migrazioni 2018
3 Dicembre 2018Progetto “Cuochi a colori”
27 Novembre 20184 dicembre: Presentato il XXIV rapporto sulle migrazioni 2018
3 Dicembre 2018L’ente promotore
UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
(CROSS – Centro di Ricerche sull’Orientamento e lo Sviluppo Socio-professionale, Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali, CIRMiB – Centro di Iniziative e Ricerche sulle Migrazioni, RiRes – Unità di Ricerca sulla Resilienza)
Gli enti partner
Partner nazionali: Cooperativa sociale Eta Beta, Comunità di Sant’Egidio Milano, A.Cross Onlus, Ong COPE, Cooperativa Lotta contro l’emarginazione, Oikos Onlus, Focsiv, Associazione Francesco Realmonte Onlus, Ass. centro di ascolto del decanato di Seveso.
Soggetti aderenti esteri: Iriv (Francia), Tür an Tür (Germania), University of Birmingham (Inghilterra), CEAR (Spagna).
Quando
Dicembre 2016 – marzo 2018
Dove
Province di Catania, Como, Milano, Monza Brianza, Pescara, Roma, Sondrio, Udine, Varese, Verona
Gli ambiti di intervento
- Bilancio e riconoscimento delle competenze
- Orientamento nella ricerca attiva del lavoro
Il target
Richiedenti asilo e rifugiati
L’obiettivo
Modellizzare un percorso di bilancio di competenze tarato sulle specificità dei richiedenti asilo, da realizzarsi durante la permanenza nel sistema d’accoglienza, in grado tanto di promuoverne l’empowerment, quanto di guidarli nel ripensamento del proprio progetto professionale e di orientarli nella ricerca attiva di un lavoro nel nuovo contesto di vita.
Le attività
Attraverso un’attività di ricerca, mappatura di strumenti esistenti e co-progettazione, è stato messo a punto un percorso per il bilancio delle competenze dei richiedenti asilo, che successivamente è stato sperimentato su un ampio numero di beneficiari, da parte di operatori preliminarmente formati. È stata poi realizzata una valutazione del processo che ha coinvolto sia i beneficiari sia gli operatori.
In questo modo è stato messo a punto il modello ESPaR, che prevede:
due colloqui individuali di circa un’ora ciascuno, finalizzati alla sintonizzazione tra aspettative dei beneficiari e obiettivi progettuali;
una serie di incontri di gruppo, di tre ore ciascuno, di cui:
- due finalizzati al racconto delle esperienze passate e delle aspettative future, tramite il metodo della narrazione autobiografica e l’utilizzo di strumenti ad hoc, basati su materiali illustrati;
- due incontri dedicati alle competenze trasversali: dopo una presentazione del concetto tramite esempi pratici, ci si concentra sulla presa di consapevolezza delle soft skill possedute, attraverso simulazioni e discussione in gruppo di passate esperienze di successo;
- due incontri di informazione sul mercato del lavoro e sul sistema della formazione italiani per favorire scelte di carriera più facilmente spendibili nel nuovo contesto di vita;
- un incontro di riflessione sulle competenze trasversali e tecniche, sulle qualifiche e sugli aspetti motivazionali di alcune professioni scelte dai partecipanti, tra le 95 rappresentate dallo strumento www.mipii.net, perché ritenute maggiormente di loro interesse;
- un incontro di sensibilizzazione all’importanza di saper raccontare in modo preciso e convincente la propria professionalità attraverso la simulazione di un colloquio di lavoro con il metodo STAR;
- un incontro individuale di circa un’ora, in cui ciascun beneficiario viene orientato nell’utilizzo del proprio Skill Passport, costruito, tramite un’attività di back office, dagli operatori che hanno condotto il percorso. Questo documento è innanzitutto funzionale alla narrazione di sé e può diventare la base per la costruzione di un CV.
Gli incontri sono stati condotti in diverse lingue. La valutazione ha reso evidente la necessità di creare gruppi omogenei a livello linguistico e sul piano del livello di istruzione. Ha inoltre evidenziato la possibilità che il percorso sia condotto da due professionisti diversi, per la prima parte da una persona più esperta nella gestione di dinamiche psicologiche e la seconda da una persona più esperta di mercato e ricerca attiva del lavoro.
Concluso il progetto, questo modello è stato diffuso sul territorio nazionale tramite un convegno finale e diversi seminari, oltre che attraverso il sito dedicato www.refujob.eu tramite il quale è possibile scaricare gratuitamente il manuale in 5 diverse lingue.
La fonte di finanziamento
Fondo FAMI 2014-2020
I risultati ottenuti in termini quantitativi
La sperimentazione ha coinvolto 390 richiedenti asilo e rifugiati, suddivisi in 39 gruppi. Di questi, 363 hanno portato a termine il percorso. Sono inoltre stati formati 25 operatori.
I risultati ottenuti in termini qualitativi
Il percorso ESPaR ha guidato molti beneficiari lungo un processo sia di acquisizione di autoconsapevolezza rispetto alle competenze possedute, sia di maturazione di capacità nel comunicare la propria professionalità, sia di abilità nel ridisegnare il progetto di carriera in funzione della nuova realtà. Il percorso si è rivelato di grande efficacia anche nel sostenere i beneficiari in un processo psicologico di elaborazione del “lutto professionale”, legato all’impossibilità di portare avanti il progetto di carriera intrapreso al paese d’origine. ESPaR si rivela più efficace per gli utenti che fin dall’inizio del percorso sono consapevoli della necessità di rimettersi in gioco sul piano professionale, modificando le proprie aspettative iniziali legate all’esperienza formativa e lavorativa pregressa.
I punti di forza
Il modello ESPaR è stato messo a punto attraverso un processo di co-progettazione che ha coinvolto sia centri di ricerca specializzati sia realtà impegnate nell’accoglienza e nell’integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Ha così raggiunto un buon livello sia di raffinatezza metodologica, sia di adeguatezza rispetto al contesto di implementazione. La sua innovatività sta nella capacità di mettere in gioco la soggettività della persona, innescando processi psicologici di cambiamento ed empowerment individuale. ESPaR può essere fruibile già a partire dai primi mesi di permanenza nel contesto ricevente e può essere gestito autonomamente dagli operatori del sistema d’accoglienza se adeguatamente formati.
Le criticità
Le principali criticità nella realizzazione della sperimentazione sono dipese dalle fragilità e farraginosità del sistema d’accoglienza. Ad esempio, alcuni beneficiari hanno dovuto interrompere il percorso poiché trasferiti su un territorio diverso.
Il modello ESPaR è risultato meno efficace e non pienamente accessibile agli utenti con un livello di alfabetizzazione molto scarso.
Le prospettive future
È importante lavorare per la diffusione del modello ESPaR a livello europeo e per un suo impiego sempre più ampio nei diversi sistemi d’accoglienza. In contesto europeo sono stati creati diversi strumenti per il riconoscimento delle competenze dei richiedenti asilo, ma ESPaR ancora oggi sembra contraddistinguersi per la centratura sulla dinamica interna di accettazione della nuova situazione e di presa di coscienza delle proprie motivazioni e competenze, anche trasversali, favorendo scelte più mirate, efficaci e soddisfacenti per il rifugiato e la nazione che lo accoglie. Per questo motivo, quasi mai si sovrappone agli interventi già esistenti ma costituisce un momento di riflessione e maturazione iniziale che valorizza i successivi interventi di riqualificazione e promozione sul mercato del lavoro. Per questo può essere utile creare un dialogo tra ESPAR ed i diversi altri modelli esistenti nell’ottica di una loro integrazione.