Ente promotore
Pulimpiù S.r.l., Cagliari
Pulimpiù S.r.l., Cagliari
Si tratta di un’iniziativa interna promossa dalla società Pulimpiù S.r.l.
a partire dall’anno 2018
Cagliari
Quella che si è rivelata un’iniziativa sui generis di inclusione socio-lavorativa ed empowerment delle persone richiedenti asilo e rifugiate presenti sul territorio sardo è nata come azione rivolta al personale autoctono della società Pulimpiù. Nell’idea originaria dei suoi promotori, infatti, beneficiario diretto di quello che era stato inteso come un incontro culturale avrebbe dovuto essere lo staff della società, che avrebbe in questo modo maturato una maggiore apertura verso la diversità e scalfito i propri pregiudizi. A fronte del successo dei primi inserimenti “pilota” di persone migranti e della sinergia creatasi, pur non senza difficoltà, con il personale italiano, oggi l’assunzione di personale straniero nell’organico è diventata una volontà esplicita dell’azienda, anche a motivo dei molteplici benefici che questa scelta ha comportato.
Pulimpiù S.r.l è una società che opera nel settore delle pulizie civili, delle pulizie tecniche industriali e delle sanificazioni. L’idea alla base dell’iniziativa intrapresa si colloca nell’anno 2018, periodo in cui, in concomitanza con un maggiore irrigidimento delle politiche migratorie, i vertici della società percepirono la diffusione di un clima di diffidenza nei confronti delle persone straniere anche all’interno del proprio organico. Il contesto sardo, pur non avendo conosciuto negli anni importanti flussi migratori, non rimase immune a questa “paura di perdere” ciò che possedeva, soprattutto in termini economici. I responsabili di Pulimpiù S.r.l, vedendo che questa propaganda mediatica iniziava ad avere presa anche sul proprio staff, decisero di attivarsi concretamente per contrastare quella tendenza. Pensarono così di assumere personale straniero nel proprio organico per veicolare un’immagine della migrazione dall’estero come fenomeno “normale”, ancora più alla luce della situazione che caratterizza la Sardegna, terra di emigranti. Gli stessi promotori dell’iniziativa, prima di procedere alla sua implementazione, hanno dovuto intraprendere preliminarmente un percorso di conoscenza e riflessione circa la questione, confrontandosi con gli operatori della rete Sprar, i dipendenti delle Questure e degli Uffici di polizia, al fine di maturare una comprensione del fenomeno nel contesto sardo quanto più accurata.
Dal momento che la ratio che ha informato l’intera azione era la volontà di empowerment dell’organico autoctono e solo secondariamente il sostegno all’occupabilità delle persone migranti, grande cura è stata posta nella selezione e nell’accompagnamento al lavoro delle risorse straniere da inserire, precedentemente individuate in numero di 4. Si voleva infatti evitare di innescare un “effetto boomerang”, per il quale la contrattualizzazione di risorse non particolarmente atte al mestiere avrebbe contribuito a sua volta a veicolare un’immagine falsata del migrante. Le risorse sono state intercettate attraverso la rete Sprar e altre organizzazioni di volontariato attive sul territorio, alle quali era stata rivolta l’esplicita richiesta di attuare una prima scrematura, selezionando solo i candidati che, pur non possedendo competenze pregresse nel settore, mostrassero interesse e motivazione reali. Delle 115 persone segnalate dai servizi del territorio, un’attenta fase di screening e colloqui ha permesso poi di individuare le 4 preventivate. Queste ultime sono state inserite mediante momenti di formazione in aula, affiancamento on-the-job, ma soprattutto occasioni di team building con il personale preesistente. In quest’ottica, hanno assunto una particolare valenza simbolica alcune attività implementate come momenti di incontro e conoscenza, che sono state a tutti gli effetti una “palestra” per potere in seguito lavorare in sintonia. Oltre a cene e momenti di convivialità, occasione particolarmente significativa si è rivelata lo svolgimento di alcune lezioni di arrampicata, per i richiami ai temi del maturare fiducia nei confronti del compagno e del raggiungimento condiviso della meta. A partire da questa esperienza iniziale del 2018, l’azienda ha continuato e continua tutt’ora a inserire personale straniero, destinando a quest’ultimo percorsi di formazione, seppur senza avere dato seguito alle attività di incontro culturale summenzionate, in parte anche a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia da Covid-19. In un’esplicita volontà di responsabilità sociale e lasciandosi guidare dalla marcata attenzione alle persone che informa la propria etica, l’azienda rivolge tuttavia ai propri dipendenti stranieri una specifica premura, in virtù della situazione di svantaggio che spesso caratterizza questa componente. A titolo esemplificativo, è stato riportato come l’azienda abbia talvolta sostenuto parte delle spese mediche affrontate da alcuni dipendenti. Questo avviene in un’ottica di bi-direzionalità, secondo la quale l’apertura e il rispetto per il diverso e per le sue esigenze si accompagnano alla richiesta di una forte professionalità e serietà sul lavoro, verso il personale straniero così come verso quello autoctono.
Il personale straniero è stato assunto con un contratto a tempo indeterminato attraverso le risorse proprie dell’azienda, la quale ha scelto di non ottenere alcun tipo di sgravio o finanziamento da parte della Regione Sardegna, pur avendone avuta la possibilità.
Dal 2018 ad oggi sono state assunte 30 persone straniere accolte nella rete Sprar, alcune delle quali poi transitate verso altre professioni. Al momento, sono 10 le risorse straniere su un totale di 180 persone.
L’azienda ha partecipato alla terza edizione del premio WELCOME ed è stata insignita del logo omonimo da parte di UNHCR Italia. Di questo riconoscimento, tuttavia, non sembra farne un vanto, riportando piuttosto tra gli aspetti particolarmente positivi il fatto che non si siano verificati episodi di razzismo nei confronti del personale straniero e che, nel momento del loro inserimento, allo staff autoctono “sembrasse normale” lavorare insieme a persone provenienti da altri contesti geografici. L’amministratore delegato riconduce tali risultati anche alla forte attenzione alle persone che l’azienda mostra e allo spiccato senso di responsabilità sociale.
L’aspetto particolarmente apprezzabile riscontrato nel personale straniero è la grande disponibilità dimostrata, soprattutto trattandosi di un lavoro flessibile, in cui non tutto può essere programmato a causa della straordinarietà degli interventi richiesti. Questa affidabilità viene in parte attribuita anche alla grande attenzione che l’azienda ha nei confronti di tutto il proprio personale. Come afferma l’amministratore delegato, un clima lavorativo positivo e stimolante valorizza la persona, le attribuisce dignità e le permette di riscattarsi, riconoscendosi nel valore del proprio impegno. Non rari sono stati i casi di dipendenti riusciti, in seguito, a uscire dalla rete Sprar e a rendersi autonomi dal punto di vista alloggiativo.
Una delle criticità segnalate è stata la iniziale “ignoranza” del personale italiano, sfociata talvolta in licenziamenti di dipendenti autoctoni. Il rapporto con persone di altre culture e la gestione di tale diversità sono una difficoltà ad oggi solo parzialmente superata. Un episodio esemplificativo a tale proposito è stato, inizialmente, il confronto con il periodo del Ramadan e le esigenze ad esso connesse. Per “prove ed errori” si è cercato di superare i momenti di incomprensione, facendo tesoro dell’insegnamento ricavato. Un’altra problematicità è stata riscontrata nel rapportarsi alle persone migranti di genere femminile di origine africana. È un limite solo in parte ascrivibile alla natura della mansione svolta, per il cui svolgimento vengono prediletti gli uomini in virtù di alcune loro caratteristiche fisiche, e principalmente attribuibile a un “gap culturale”. Infatti, se è vero che il territorio sardo ha conosciuto un’immigrazione prevalentemente maschile, è stato riscontrato come il genere femminile più spesso sconti difficoltà linguistiche che rendono difficile lo svolgimento di piani di lavoro dettagliati per orari e operazioni da eseguire, un basso livello di scolarizzazione, un’esperienza lavorativa pregressa molto limitata se non inesistente e una scarsa autonomia negli spostamenti verso il posto di lavoro. Tali debolezze difficilmente si conciliano con un contesto altamente professionale e la società Pulimpiù non ha avuto a disposizione le risorse economiche necessarie per sostenere l’empowerment e l’inserimento di donne migranti con siffatte carenze.
Si prospetta un maggiore inserimento di personale straniero, alla luce di una effettiva “necessità” soprattutto per il periodo estivo, in cui forte è la mancanza di personale autoctono e, sulla base delle esperienze precedenti, con la prospettiva che tale personale stagionale si inserisca poi definitivamente. Si prevede, inoltre, che la quasi totalità degli addetti alle pulizie tecniche di genere maschile sarà di origine straniera, per la maggiore disponibilità e flessibilità riscontrate nell’accettare gli incarichi. Inoltre, è intenzione dell’azienda quella di potenziare le possibilità di trasporto tra il posto di lavoro e il luogo di residenza delle persone straniere (in prevalenza collocate all’interno del circuito Sprar), tutt’ora già attiva mediante un servizio navetta. Infine, uno dei desideri è quello di riprendere l’organizzazione di incontri culturali precedentemente sperimentati come leva per creare un ambiente lavorativo inclusivo.
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alessandro.mura@pulimpiu.com
Aggiornato a ottobre 2022