Marchesini Group S.p.A.
2 Marzo 2021
“Ferradini Bruno S.r.l.” e “Del Colle S.r.l.”
3 Marzo 2021
Marchesini Group S.p.A.
2 Marzo 2021
“Ferradini Bruno S.r.l.” e “Del Colle S.r.l.”
3 Marzo 2021

Questa iniziativa – realizzata dall’ente promotore – è stata selezionata per la Mappatura delle buone pratiche per l’inclusione lavorativa di migranti e rifugiati curata dal Settore Economia e Lavoro di Fondazione ISMU ETS.

Immagine CISA_2

L’ente promotore

CONSORZIO INTERCOMUNALE SOCIO ASSISTENZIALE (C.I.S.A.) ASTI SUD

Ente strumentale degli Enti Locali costituito da 40 Comuni del Sud Astigiano, Nizza Monferrato (AT).

 

Enti partner

Molteplici, tra cui: Cooperativa Sociale “CrescereInsieme” scs ONLUS (Acqui Terme, AL); i singoli Comuni partecipanti al Consorzio; le aziende Euro Beta Srl (Canelli, AT), Stazione Gomme&Service Srls (Asti), Marmoinox Srl (Canelli, AT); Barida ORD Srl (Canelli, AT) e 3D Laser Lavorazione Metalli Srl (Canelli, AT); e varie associazioni non-profit del territorio.

 

Quando

Giugno 2016-dicembre 2020, con rinnovo autorizzato per un ulteriore triennio

 

Dove

Parte meridionale della Provincia di Asti

Gli ambiti di intervento

      • Rafforzamento delle competenze, alfabetizzazione ed educazione civica come strumenti per l’inserimento lavorativo
      • Formazione e sviluppo professionale
      • Tirocini e accompagnamento al lavoro
      • Welfare aziendale e responsabilità sociale d’impresa

       

       

Il target

Il progetto (trasformatosi da SPRAR in SIPROIMI) si rivolge a nuclei familiari di richiedenti asilo e rifugiati beneficiari del Sistema di accoglienza SIPROIMI.

L’obiettivo

In un quadro complessivo di supporto all’integrazione socio-economica dei nuclei nelle comunità del territorio, si intende in particolare – anche attraverso l’inserimento lavorativo – promuovere percorsi di progressiva autonomizzazione delle persone secondo una logica di welfare territoriale che prevede il contributo del settore privato.

Le attività

Tra le varie attività condotte nell’ambito del progetto e della sua rete, si possono distinguere almeno tre ampie categorie di intervento:

  • reperimento di posti di accoglienza e di locazioni abitative per i nuclei familiari: questo impegno può proseguire anche nella fase di uscita dei beneficiari dal progetto, specie nei casi di maggiore fragilità (p.es., mirando ad assicurare condizioni minime di autosufficienza e con la ricerca di soluzioni alloggiative grazie soprattutto al contributo dei partner di terzo settore)
  • formazione di base, di orientamento al lavoro e per l’apprendimento della lingua italiana: si tratta di attività erogate direttamente da C.I.S.A o attraverso l’intervento degli enti della rete (p.es., per i corsi di italiano, tramite l’inserimento dei beneficiari nel circuito della formazione per adulti ad opera della Cooperativa “CrescereInsieme”, ente gestore SIPROIMI)
  • sviluppo di competenze on-the-job e inserimento lavorativo: si predispongono percorsi individuali di valorizzazione delle capacità possedute, sviluppo di competenze e inserimento in azienda tramite tirocini eventualmente finalizzati all’assunzione, attraverso il coinvolgimento di imprese locali disposte – anche in un’ottica di responsabilità sociale – a porsi come “risorse” per i beneficiari in modo da far sì che essi diventino a propria volta “risorse” per il territorio. Secondo l’assistente sociale Katia Caruso, Responsabile per C.I.S.A. del progetto, è questa una delle parti decisive – e sicuramente la più ambiziosa – dell’iniziativa: «Non vogliamo fermarci all’accoglienza, dobbiamo fare di più, cioè integrazione, che significa rendere le persone autonome. E io le rendo autonome solo quando opero in ambito lavorativo, passa tutto da lì: se riesco a lavorare in questo senso almeno con un membro per nucleo, posso elaborare percorsi di autonomia, costruire progetti di vita futura. Ed è questo fare inclusione».

Le fonti di finanziamento

Risorse pubbliche del progetto vinto a bando (p.es., per i tirocini delle persone beneficiarie); risorse aziendali di compartecipazione ai tirocini attivati.

 

I risultati ottenuti in termini quantitativi

Tenendo conto che il progetto si rivolge formalmente a interi nuclei familiari solitamente con figli minori, e non a singoli individui in quanto tali, si sono conseguiti risultati ritenuti sicuramente soddisfacenti per la capacità di abbinare l’efficacia dei servizi di base, in particolare il reperimento di soluzioni alloggiative, all’inserimento lavorativo di almeno un componente per nucleo supportato. Con riferimento all’anno 2019, ultimo periodo precedente alla lunga fase di emergenza determinata dalla pandemia di Covid-19, si sono inserite 7 persone beneficiarie nelle aziende partner su un totale di 12 nuclei collocati in tutti gli alloggi a disposizione (con una copertura, quindi, superiore al 50%).

Nel 2020, C.I.S.A. e cinque imprese del territorio, distintesi l’anno precedente per la collaborazione al progetto attraverso l’inserimento di rifugiati, hanno ottenuto il riconoscimento “Welcome – Working for refugee integration” da parte di UNHCR. A tale risultato è stata data notevole risonanza mediatica a livello innanzitutto locale ma anche nazionale.

 

 I risultati ottenuti in termini qualitativi

Considerandone modalità di sviluppo ed esiti, la gestione del progetto viene rappresentata in termini decisamente positivi per la sua coerenza con la missione istituzionale di C.I.S.A. nel campo dell’inclusione sociale e del rafforzamento dei processi e diritti di cittadinanza. Al riguardo, appare significativa la valutazione della referente del progetto: «Noi qui siamo pienamente dentro le finalità del Consorzio rispetto alla cittadinanza, all’accoglienza e soprattutto al post-accoglienza. Certo, occorre lavorare bene in accoglienza, perché – se lo si fa – poi si può pensare al futuro vero di queste persone rendendole il più autonome possibile, così da avere non utenti dei servizi socio-assistenziali ma residenti nel territorio».

In base al regolare monitoraggio condotto da C.I.S.A. attraverso i propri tutor interni dei tirocini, gli inserimenti nelle imprese del network – che spesso sfociano, dopo il periodo di tirocinio, in un’assunzione – producono mediamente esiti positivi anche sul versante aziendale, in particolare sotto il profilo della crescita professionale (e quindi del contributo) delle nuove risorse e della qualità del clima organizzativo. Commenta Katia Caruso: «Di sicuro non si è mai verificata alcuna situazione di non accoglienza, di differente trattamento nei team… Ma soprattutto vedo una certa soddisfazione di queste aziende, che hanno anche fatto un investimento e non solo beneficiato dei tirocini, e degli stessi altri dipendenti. È qualcosa che tocchi con mano quando ti trovi davanti il cantoniere sessantaduenne che chiacchiera amichevolmente con il rifugiato siriano»

 

I punti di forza

Appaiono tre i principali punti di forza che hanno consentito di ottenere sin qui risultati significativi per gli obiettivi del progetto e che, verosimilmente, potranno sostenerne l’avanzamento nel prossimo futuro.

  • Il primo consiste nella varietà e nella complementarietà, oltre che nella notevole rispettiva apertura alla collaborazione, degli attori partecipanti alla rete di progetto, formata da enti pubblici locali, organizzazioni non profit e realtà imprenditoriali.
  • Il secondo fattore è da identificare, con le parole della Responsabile, nella «doppia lente del Consorzio come ente promotore»: ovvero, la duplice “identità” di C.I.S.A. quale soggetto formalmente titolare dei servizi sociali nel territorio e al contempo caratterizzato da una cultura istituzionale fortemente orientata, come già sottolineato, a «lavorare sugli utenti per non avere utenti».
  • In terzo luogo, sul piano metodologico-operativo, va evidenziato l’approccio creativo e insieme selettivo adottato, in particolare, nella progettazione e nell’attuazione dell’inserimento lavorativo dei beneficiari. Ciò, da un lato, ricercando costantemente nuovi partner con cui costruire credibili percorsi di autonomizzazione delle persone rifugiate; e, dall’altro, individuando le aziende per lo svolgimento dei tirocini in presenza di concreti presupposti per una possibile successiva assunzione. Peraltro, conseguenza diretta di questa impostazione è la scelta di non attivare tirocini (salvo casi eccezionali) all’interno di enti pubblici, una possibilità agevolmente praticabile da parte di un Consorzio di amministrazioni comunali ma ritenuta meno consona alla finalità di «fornire un servizio lavoro in prospettiva».

 

Le criticità

Un elemento costantemente sfidante per l’implementazione del progetto è rappresentato dalle specifiche caratteristiche del territorio di riferimento, il Sud Astigiano: una vasta area di circa 500 km², costituita in larga prevalenza di piccoli Comuni (37 su 40 con meno di 5mila abitanti). Ciò si traduce innanzitutto nella presenza di oggettive barriere sul piano della mobilità fisica; di conseguenza, per i tirocini dei beneficiari si selezionano di norma aziende ubicate nei centri di maggiori dimensioni e dunque meglio serviti dai mezzi del trasporto pubblico. Un’ulteriore possibile difficoltà legata alle peculiarità del territorio appare di natura più socio-culturale, in quanto – in base all’esperienza della referente del progetto – la presenza predominante di piccole comunità può più facilmente tradursi in atteggiamenti di iniziale chiusura verso le persone e i nuclei stranieri sostenuti nei percorsi di integrazione. Si tratta, tuttavia, di una condizione che tende a proporre anche un’“altra faccia della medaglia”: «Una volta superati le resistenze e i pregiudizi della prima fase, è proprio nei contesti più piccoli che, in definitiva, si può meglio riuscire a fare integrazione, tanto da arrivare poi a trovarti il nostro rifugiato in prima linea nelle attività della Pro Loco del paese».

Come per molte iniziative, in Italia, volte a promuovere l’inserimento socio-lavorativo di richiedenti asilo e rifugiati mediante questo strumento, un secondo generale aspetto problematico ha riguardato la durata limitata dei tirocini formativi, che, con una scadenza prevista a sei mesi, richiedono notevole impegno per realizzare percorsi effettivamente in grado di promuovere l’autonomia dei beneficiari. È proprio questo – aggiunge Katia Caruso – uno dei fattori che spronano «a essere continuamente creativi nella ricerca di sbocchi capaci di far crescere le persone».

A parte queste sfide “ordinarie”, nel 2020 il progetto ha dovuto confrontarsi con le criticità di contesto causate dalla pandemia di Covid-19. Le inevitabili ripercussioni dell’esteso periodo di emergenza sanitaria si sono avvertite, in particolare, nell’ambito del tentativo in corso di includere maggiormente la componente femminile dei nuclei familiari supportati nei processi di integrazione occupazionale. Tale impegno si era bene avviato grazie al lavoro condotto con alcuni nuclei monoparentali di madri sole con figli ai fini dell’inserimento lavorativo di queste ultime nel settore della ristorazione, portando anche all’assunzione di una beneficiaria; ha però subito una interruzione a causa delle difficoltà attraversate da questo comparto di attività, anche nell’area dell’Astigiano, in conseguenza dei vari provvedimenti di lockdown.

 

Le prospettive future

Alla luce del recente rinnovo triennale del progetto, fortemente incoraggiato da chi se ne sta già occupando in C.I.S.A, due sono gli obiettivi centrali che si intende perseguire nel futuro prossimo:

  • assicurare continuità ai risultati sin qui ottenuti attraverso l’estensione della rete di partner nel territorio, con particolare e rafforzata attenzione a settori di attività d’impresa in grado di meglio favorire l’integrazione lavorativa della componente femminile della platea di beneficiari
  • avviare un nuovo filone di attività specificamente dedicato a ricercare e realizzare opportunità di inserimento dei beneficiari nel campo dell’autoimprenditorialità.

 

Aggiornato al 23.12.2020