Ente promotore
Regione Piemonte
Enti partner
Ires Piemonte – Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte
APL – Agenzia Piemonte Lavoro
UNHCR (soggetto aderente)
Regione Piemonte
Ires Piemonte – Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte
APL – Agenzia Piemonte Lavoro
UNHCR (soggetto aderente)
21 agosto 2018 – 31 dicembre 2021. È iniziato in ritardo rispetto alla data prevista e ha beneficiato di diverse proroghe,
concentrandosi a partire dalla fine del 2019
Regione Piemonte
Destinatari del progetto sono stati cittadini di paesi terzi e operatori dei centri per l’impiego. Inoltre, vi è stata una parte di formazione rivolta anche alle imprese. Con riguardo ai primi, è necessaria una precisazione. Infatti, pur essendo il focus originariamente rivolto a soggetti fragili con background migratorio intesi in senso lato, si è successivamente scelto di accordare un’attenzione particolare a soggetti titolari di protezione umanitaria e protezione internazionale. Infatti, nel periodo intercorso tra la scrittura del progetto e la sua attuazione, l’emanazione dei “Decreti Sicurezza” ha determinato l’insorgere della necessità di includere costoro in un percorso lavorativo, affinché potessero convertire il titolo di soggiorno. Al fine di dare una risposta immediata alla situazione emergenziale, si è quindi determinato un cambio parziale nella platea dei destinatari rispetto al percorso ideato in un primo momento.
I cittadini di paesi terzi sono stati individuati inizialmente mediante i centri per l’impiego. Questi ultimi, sulla base di elenchi, hanno contattato i soggetti che avevano già avuto un contatto con i centri per l’impiego stessi e avrebbero potuto costituire dei potenziali destinatari del progetto. Sempre questi ultimi hanno svolto un’attività di comunicazione mirata, presentando gli obiettivi e le attività del progetto all’interno dei CAS e tra gli attori territoriali a vario titolo coinvolti nell’integrazione e nell’accoglienza, così come nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Inoltre, APL e Ires hanno attinto alla propria rete di contatti sviluppata tramite le numerose progettualità implementate sul territorio per diffondere le opportunità generate dal progetto. Un altro canale di coinvolgimento è stato rappresentato dal passaparola.
Gli operatori dei centri per l’impiego sono stati coinvolti principalmente mediante le reti di contatti di Ires (che negli anni ha avuto l’occasione di svolgere numerose sessioni formative in questo contesto), di APL e di Regione Piemonte.
L’obiettivo del progetto era favorire l’inclusione socio-lavorativa dei cittadini di paesi terzi maggiormente svantaggiati, affrontando nello specifico i bisogni di titolari di protezione internazionale e umanitaria. A tale scopo il progetto era volto a facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro a favore dei cittadini di paesi terzi che hanno un minore accesso alle reti sociali, rafforzando le politiche e i servizi per il lavoro presenti sul territorio piemontese, migliorando l’implementazione delle misure di politica attiva del lavoro e proponendo percorsi di emersione delle conoscenze e delle competenze possedute.
Le attività nelle quali si è declinato il progetto insistevano sull’integrazione dei servizi al lavoro e dell’accoglienza presenti sul territorio per creare sinergie e sviluppare una risposta che mettesse al centro la persona. Con la diffusione della pandemia da Covid-19 il tipo di sostegno è diventato fortemente personalizzato, dal momento che molti operatori dei servizi al lavoro sono diventati punti di riferimento per richiedere informazioni non strettamente attinenti all’inserimento lavorativo e la necessità di lavorare in rete con altri tipi di servizi si è rivelata ancora più urgente.
Le attività implementate all’interno del progetto sono state le seguenti
Finanziato dal Fami – Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020 – Ministero del Lavoro
I beneficiari sono stati diversi a seconda delle azioni. Complessivamente, i beneficiari diretti sono stati 2.005, così ripartiti
Un aspetto assolutamente rilevante in termini di risultati qualitativi è stata la possibilità, per quanti sono stati ricontattati dai centri per l’impiego, di strutturare il proprio Cv in modo approfondito e di ricevere un primo orientamento rispetto alle opportunità del territorio. L’impatto su quanti ne hanno beneficiato è stato così significativo che un elevato numero di persone (in alcuni casi gli stessi operatori) ha pensato si trattasse di un servizio strutturato e non di un progetto circoscritto nel tempo, facendo richiesta di informazioni quando Prima volgeva alla conclusione. Ciò ha altresì permesso agli operatori dei centri per l’impiego di affinare la propria sensibilità circa il modo di rapportarsi all’utenza straniera nella comprensione di bisogni e necessità di quest’ultima, riconoscendo il ruolo fondamentale della mediazione culturale.
I punti di forza del progetto sono stati molteplici.
In primo luogo, il coinvolgimento, all’interno dei centri per l’impiego, di case manager e mediatori, affiancati dagli operatori dei centri stessi, è stato molto utile rispetto al target individuato. I soggetti più svantaggiati quali i rifugiati, infatti, necessitavano di un accompagnamento fortemente personalizzato. Pur nel particolare momento della pandemia da Covid-19, è stato possibile mantenere con i beneficiari un collegamento telefonico e il costante supporto fornito anche nella vita quotidiana ha permesso che l’inserimento lavorativo venisse di conseguenza facilitato. Le sinergie createsi tra i vari professionisti, inoltre, hanno consentito l’emergere di consapevolezze e punti di vista nuovi in questi ultimi, a tal punto che è stato riportato come alcuni case manager abbiano in seguito intrapreso il concorso per accedere ai centri per l’impiego.
Tutt’altro che scontata, inoltre, si è rivelata la messa in rete delle competenze e delle conoscenze degli operatori dei centri per l’impiego e dei diversi servizi territoriali (tra cui i Cpia per l’insegnamento dell’italiano, la rete SAI, alcune delle imprese individuate attraverso l’elenco ragionato delle imprese stilato), dando vita ad un sistema che coinvolge i centri per l’impiego, i servizi del territorio e gli stessi servizi specializzati cui gli utenti continuano ad essere indirizzati una volta terminato il progetto.
Un altro punto di forza è stata la possibilità di creare sinergie ed economie di scala con altri progetti di Ires e Regione Piemonte attivi in contemporanea sul territorio. Un esempio in tal senso si è verificato nell’ambito della ricerca quali-quantitativa che ha prodotto il report “Rifugiati al lavoro. Quali reti? Quali politiche?”. Quest’ultimo si è rivelato un lavoro a tante mani e in cui è stato possibile sistematizzare tutte le informazioni disponibili – alcune delle quali anche inedite – sui problemi effettivi di accesso al lavoro per i rifugiati e sulle cause del refugee gap, grazie anche al coinvolgimento e alla messa a sistema di altre attività di ricerca in corso (di Ires e dell’Università). I risultati sono stati presentati e discussi nel dicembre 2021 con i principali stakeholder del territorio piemontese attivi sul tema e con il Ministero del Lavoro.
Sul fronte dell’apprendimento della lingua italiana, il progetto Prima ha invece avuto un forte collegamento con il progetto Petrarca, il piano linguistico della Regione, attivo da 8 anni grazie al coinvolgimento dei Cpia. In Prima, anche se previsti, non erano stati inseriti percorsi di apprendimento della lingua italiana/dell’italiano specialistico proprio perché il progetto Petrarca risponde a questa esigenza. I soggetti coinvolti per l’insegnamento della lingua italiana nei vari nodi territoriali previsti dal progetto Petrarca sono diventati i punti di riferimento per il Progetto Prima. In quest’ultimo hanno dialogato con i centri per l’impiego, veicolando l’idea che l’apprendimento della lingua e l’inserimento lavorativo siano due attività parallele e non consequenziali. Il collegamento tra i centri per l’impiego e i Cpia si è rivelato talmente decisivo da essere stato trasferito in un altro progetto (il progetto Sofia, tutt’ora in corso); infatti, non esisteva una reale collaborazione tra questi due enti, se non in pochissimi casi.
Infine, sono da segnalare positivamente il coinvolgimento diretto delle imprese e la rilevazione dei loro bisogni. Di solito, infatti, esse vengono lasciate come soggetto sullo sfondo e le loro necessità non vengono raccolte in via preliminare.
Rispetto alla volontà di continuare sui temi affrontati con il progetto Prima, vi è interesse da parte di APL e di Ires, che ha tutt’ora altre progettualità attive su tale fronte e auspica di continuare ad approfondire la questione, anche in collegamento con altri settori dell’Istituto che si occupano di lavoro. Da parte di Regione Piemonte la disponibilità è al momento meno chiara, ma è ragionevole supporre che l’accesso al lavoro per i cittadini di paesi terzi resterà un tema sentito anche alla luce del progetto Impact (progetto Fami gestito dalla Regione volto a favorire l’occupabilità di soggetti fragili). Nel contesto di futuri progetti, vi è inoltre la volontà da parte di Ires di aggiornare e arricchire la Guida alle imprese per l’inserimento lavorativo dei rifugiati, sviluppata nell’ambito del progetto Prima.
CONTATTI
valetti@ires.piemonte.it henry@ires.piemonte.it
Aggiornato a ottobre 2022