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Progetto “Mani e terra – Società cooperativa sociale onlus”

L’ente promotore  

La cooperativa nasce in seno alla campagna SOS Rosarno, che ha preso avvio nel 2011 e si è successivamente costituita in associazione e della quale è il braccio operativo ed economico. SOS Rosarno rappresenta una forma di sviluppo costruttivo dell’indignazione suscitata nell’opinione pubblica dai tragici fatti avvenuti a Rosarno nel gennaio 2010.

Gli enti partner

Cooperativa RiMaflow, organizzazione FuoriMercato, Consorzio Macramé, progetto Il Seme che Cresce

Quando

La cooperativa nasce nel 2015 ed è tuttora attiva.

Dove

Piana di Rosarno/Gioia Tauro (Calabria), area caratterizzata da un’economia basata sull’agrumicoltura, fiorente negli anni ’60-’70, ma ormai da anni investita da una profonda crisi.

Gli ambiti di intervento

  • Job creation e autoimprenditorialità

Il target

Braccianti agricoli impiegati nella piana di Gioia Tauro, che nella maggior parte dei casi sono persone migranti.

L’obiettivo

Sottrarre allo sfruttamento tutti gli attori della filiera della produzione agroalimentare, avviando una forma di produzione e commercializzazione diversa da quella oggi dominante.

Le attività

La Campagna SOS Rosarno promuove un sistema di produzione e commercializzazione in ambito agroalimentare basato su:

– il rispetto della dignità del lavoro e della legalità,

– i principi dell’agroecologia come strumenti per difendere l’ambiente in cui viviamo e la salute dei lavoratori e dei consumatori,

– il mutualismo, ossia la disponibilità a sostenere, secondo le necessità, altre realtà animate da simili ideali e obiettivi.

Il sistema di commercializzazione attuato, volto a contrastare lo sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura, si basa sul presupposto secondo cui tale fenomeno dipende innanzitutto dalla condizione di difficoltà in cui versano i produttori agricoli, schiacciati tra i costi di produzione e gli scarsi introiti derivanti dalla vendita dei prodotti. Il prezzo di questi ultimi, estremamente basso, è infatti generalmente stabilito dalle grandi centrali d’acquisto: il primo anello della catena di intermediari che si frappone tra produttori e consumatori e che determina il forte divario tra il guadagno realizzato dai primi e il costo sostenuto dai secondi per l’acquisto dei prodotti.

SOS Rosarno riesce a coinvolgere nella propria sfida diversi produttori agricoli, che conferiscono i loro prodotti (frutta, verdura, salumi, insaccati, miele e derivati) a prezzi sostenibili, chiedendo come contropartita la regolare assunzione e l’equa retribuzione dei lavoratori migranti coinvolti nella produzione. Quest’ultima è realizzata rispettando i criteri dell’agroecologia e i prodotti sono nella maggior parte dei casi certificati Bio. La frutta e la verdura, o i prodotti ottenuti dalla loro lavorazione, vengono poi rivenduti direttamente a gruppi di acquisto solidale (GAS), botteghe di commercio equo, spazi sociali e spacci popolari. I prezzi proposti, che restano sempre costanti, sono tendenzialmente più bassi (e in alcuni periodi molto inferiori) rispetto a quelli della grande distribuzione organizzata, che invece oscillano in base all’annata, alla disponibilità, al periodo di maturazione o alla cultivar. Una parte del ricavato, pari a 5 cent per ogni kg di frutta venduta, costituisce il “Fondo per l’alternativa”, che viene utilizzato per sostenere altre realtà o progetti, nello spirito del mutualismo, oppure per contribuire ad interventi a sostegno dei migranti alloggiati nella tendopoli di San Ferdinando.

L’associazione SOS Rosarno è inoltre impegnata in un’azione di advocacy, finalizzata alla trasformazione dell’attuale sistema di produzione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari e all’attivazione di filiere etiche diffuse su ampia scala. In questo ambito, tra le altre attività, sono state portate avanti diverse iniziative volte ad avviare un’interlocuzione con le istituzioni nazionali. Ad esempio, a seguito di manifestazioni davanti al ministero dell’agricoltura, gli attivisti di SOS Rosarno sono stati ricevuti per 2 volte dai tecnici del ministero, ai quali hanno consegnato analisi e proposte per superare la crisi dell’agricoltura e lo sfruttamento dei braccianti.

La Cooperativa Mani e Terra rappresenta un’evoluzione della Campagna SOS Rosarno e nasce dalla volontà di migliorare le condizioni di lavoro dei braccianti e di promuovere il loro affrancamento dalle difficoltà legate alla stagionalità del lavoro agrumicolo, che si sviluppa all’incirca tra ottobre ed aprile. Costituita da un gruppo di piccoli produttori, di migranti precedentemente occupati come braccianti nel settore agricolo e di attivisti della Campagna SOS Rosarno, la cooperativa conta, ad oggi, 12 soci, di cui 9 lavoratori e 3 volontari. Sia tra i soci lavoratori, sia nel consiglio di amministrazione, sono presenti persone italiane e di altre nazionalità.

Oltre a prestare la propria opera presso i produttori interessati a far parte di un sistema di economia solidale, la cooperativa dispone di un terreno, al momento in affitto, dove porta avanti la coltura di cereali e di diversi ortaggi, ossia di prodotti con stagionalità differenti e distribuite quasi su tutto l’arco dell’anno. Tali prodotti (così come quelli ricavati dalla loro lavorazione, realizzata in collaborazione con laboratori di trasformazione agroalimentare, prevalentemente bio-certificati, vengono commercializzati secondo principi di equità e sostenibilità.

Le fonti di finanziamento

La cooperativa si autosostiene grazie al ricavato derivante dalla commercializzazione dei prodotti agricoli e agroalimentari.

I risultati ottenuti in termini quantitativi

Nelle ultime due stagioni agrumarie (2016-2017 e 2017-2018) la quantità di frutta fresca distribuita ha raggiunto le 220 tonnellate. Ciò permette di garantire a nove soci lavoratori almeno 51 giornate di lavoro l’anno. Annualmente vengono coinvolti all’incirca 20 produttori agricoli, ma nel complesso le realtà che ruotano intorno alla cooperativa sono una cinquantina, tra aziende agricole e addette alla conservazione agroalimentare, alla lavorazione, al packaging e ai trasporti.

I risultati ottenuti in termini qualitativi

La cooperativa è un progetto di piccole dimensioni e non può né affrancare dallo sfruttamento i molti migranti impiegati come braccianti nelle campagne italiane, né scardinare un sistema economico consolidato e funzionale a potenti interessi economici (come dimostrano gli scarsi risultati ottenuti attraverso le azioni di advocacy promosse). Tuttavia, insieme a molte altre realtà di economia solidale, questa iniziativa dimostra che una via alternativa è possibile.

La diversificazione delle colture, oltre a porre nuove basi per uno sviluppo sostenibile del territorio, consente ai soci della cooperativa di avere un impiego e un reddito distribuito in modo più omogeneo lungo tutto l’arco dell’anno.

I punti di forza

I gravi fatti di cronaca legati allo sfruttamento in agricoltura ed al fenomeno del caporalato hanno forte risonanza mediatica e scuotono l’opinione pubblica, risvegliandone la coscienza critica. La sensibilità e la consapevolezza rispetto alle tematiche del consumo critico sono sempre più diffuse. Questi fattori favoriscono il consolidamento del progetto di SOS Rosarno e della Cooperativa Mani e Terra.

Le criticità

L’economia solidale resta, ad oggi, una realtà di élite. Molti strati della popolazione nazionale, per una serie di problematiche di ordine socioeconomico, non hanno accesso ai prodotti coltivati e commercializzati tramite modalità etiche, ecologiche e sostenibili.

Coinvolgere e mobilitare un più ampio numero di produttori agricoli è complesso: tra loro il malcontento è estremamente diffuso, ma ciò si traduce solo raramente in un atteggiamento costruttivo e nell’impegno a modificare la situazione esistente.

Peraltro, la cooperativa evolve in un contesto fortemente caratterizzato dalla monocoltura degli agrumi, che comporta un’esponenziale disponibilità di prodotto. Se anche fosse possibile coinvolgere un elevato numero di produttori, tramite i canali di distribuzione ad oggi attivi, la cooperativa non riuscirebbe a smerciare che una limitatissima porzione di agrumi. Per cui, per quei produttori che non hanno la possibilità di rivolgersi direttamente al mondo del consumo critico, il ricorso alle grandi centrali d’acquisto resta quindi inevitabile. Solo questi attori potrebbero attivare filiere etiche su ampia scala e provocare un impatto significativo sul sistema economico.

Per contrastare lo sfruttamento in agricoltura sarebbero inoltre necessari strumenti normativi adeguati, nonché interventi decisi da parte delle istituzioni. Ad oggi non si registra la volontà di agire in questo senso.

Le prospettive future

La cooperativa sta cercando un finanziamento per l’acquisto del terreno che oggi conduce in affitto, da adibire a produzioni orticole, e per ristrutturare il casolare annesso da utilizzare come abitazione per alcuni soci attualmente alloggiati nella tendopoli allestita dal Governo a San Ferdinando.