Progetto “Rete Bonvena”
12 Dicembre 2018
Progetto “Madri e figli rifugiati: Passare dall’accoglienza all’inclusione”
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Questa iniziativa – realizzata dall’ente promotore – è stata selezionata per la Mappatura delle buone pratiche per l’inclusione lavorativa di migranti e rifugiati curata dal Settore Economia e Lavoro di Fondazione ISMU ETS.

Integrazione dei migranti nel mercato del lavoro
Un approccio multi-stakeholder

L’ente promotore

CES – CONFEDERAZIONE EUROPEA DEI SINDACATI

I promotori dell’azione pilota in Italia sono ANOLF Milano e Fisascat Cisl Milano Metropoli.

Gli enti partner

La partnership transnazionale fa capo alle reti UnionMigrantNet (di cui Anolf Milano è contact point) e ERIAS – European Refugees Integration Action Scheme (che coinvolge i membri di Eurochambres).

In Italia, i soggetti promotori cooperano strettamente con gli enti bilaterali EBTPE Milano ed EBITER Milano, oltre che con le categorie sindacali del commercio, del turismo e dei servizi Filcams Cgil Milano e Uiltucs Uil Milano. Inoltre partecipano attivamente al progetto il Centro di Mediazione al lavoro (CeLav) del Comune di Milano e diversi enti di formazione professionale, tra cui Enaip e Capac. Le attività sono realizzate con il coinvolgimento della Camera di Commercio di Milano, alcune associazioni datoriali e diverse organizzazioni di migranti.

Quando

2017-2018

Dove

Belgio, Germania e Italia, con focus sul territorio di Milano

Gli ambiti di intervento

  • Tirocini e accompagnamento al lavoro
  • Formazione e sviluppo professionale
  • Rafforzamento delle competenze, alfabetizzazione ed educazione civica come strumenti per l’inserimento lavorativo

Il target

Richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale

L’obiettivo

Attraverso la sperimentazione, in tre contesti nazionali, di percorsi di inclusione socio-lavorativa di richiedenti asilo e beneficiari di protezione, il progetto mira ad attivare sinergie e collaborazioni durature tra tutti gli stakeholder che, su uno stesso territorio, contribuiscono a diverso titolo all’integrazione sociale ed economica dei migranti.

Le attività

L’azione pilota in Italia si è concentrata sul territorio milanese ed ha avuto avvio con un’azione di analisi di contesto portata avanti da un gruppo di esperti, che hanno svolto una ricognizione della normativa vigente, degli aspetti problematici nel campo dell’inserimento socio-lavorativo di richiedenti asilo e beneficiari di protezione e delle risorse attivabili per farvi fronte. L’analisi è sfociata in un report di sintesi.

Grazie al CeLav sono stati selezionati, nell’ambito dei CAS e degli SPRAR del Comune di Milano, i richiedenti asilo ed i titolari di protezione che hanno in seguito beneficiato di un’attività di alfabetizzazione linguistica di primo e secondo livello, di un corso di educazione alla cittadinanza e, successivamente, di una formazione professionale in uno dei seguenti settori: panificazione e pasticceria, meccanica ed elettromeccanica, piccola manutenzione ed assistenza alla persona. Si tratta sia di settori professionali che esprimono un fabbisogno di manodopera, sia di ambiti rappresentati dagli enti bilaterali e dalle categorie sindacali coinvolte nel progetto.

Presso aziende coinvolte grazie alla collaborazione con gli enti bilaterali, i sindacati e il CeLav, sono stati attivati dei tirocini trimestrali, retribuiti con fondi progettuali, che hanno coinvolto i migranti precedentemente formati.

Al termine del percorso progettuale si è tenuto un convegno finale nel quale sono stati presentate le attività ed i relativi risultati.

Questa sperimentazione è stata portata avanti parallelamente ad altre, in diversi contesti europei. Il progetto ha previsto alcuni momenti di scambio tra i promotori delle azioni pilota nei vari contesti nazionali.

Le fonti di finanziamento

Fondo Amif

I risultati ottenuti in termini quantitativi

In Italia sono stati coinvolti 40 beneficiari di cui 39 hanno portato a termine l’intero percorso. Una sola persona ha abbandonato il progetto avendo trovato nel frattempo un’occupazione. La maggior parte dei tirocini hanno ottenuto una proroga ed alcuni sono in seguito sfociati in assunzione.

I risultati ottenuti in termini qualitativi

Il percorso progettuale ha mostrato l’efficacia di un approccio multi-stakeholder all’inclusione socio-lavorativa dei migranti, proponendo un modello basato su una sorta di cabina di regia territoriale che riunisca diversi attori per l’individuazione tanto delle problematiche quanto delle possibili soluzioni.

I punti di forza

Un primo punto di forza sta nell’aver gestito le azioni progettuali con il coinvolgimento di una rete territoriale di soggetti diversi e complementari.

Inoltre gli scambi transnazionali con attori coinvolti, su territori diversi, in sperimentazioni simili hanno consentito sia di riflettere criticamente sulla propria realtà concependo strategie di miglioramento, sia di prendere consapevolezza delle risorse esistenti e degli elementi di forza su cui puntare.

Le criticità

Se da un lato il lavoro con i beneficiari ha dato risultati molto positivi in termini di empowerment, motivazione e sviluppo delle competenze, dall’altro il coinvolgimento e la sensibilizzazione delle aziende è un processo che richiede ancora molto impegno. Nel contesto milanese sono state attivate diverse collaborazioni con aziende inclusive, ma è necessario ampliare il parco di attori sensibili al tema ed arrivare ad una trasformazione profonda dell’approccio del mercato del lavoro alle risorse umane migranti.

Da parte delle organizzazioni del mercato del lavoro emerge la difficoltà ad individuare direttive chiare ed univoche riguardo agli aspetti legali e burocratici connessi all’assunzione di richiedenti asilo e beneficiari di protezione. Risulta evidente la necessità di punti di riferimento stabili a cui rivolgersi per avere chiarimenti in questo ambito (es. uno sportello, un sito Internet, circolari attuative chiare), così come di informazione e formazione rispetto alla normativa vigente ed alle modalità più adeguate all’inserimento in azienda di questa categoria di lavoratori.

Un’altra criticità relativa all’inclusione lavorativa dei richiedenti asilo riguarda l’incertezza del loro status. Le aziende temono infatti che gli sforzi messi in campo per la loro formazione ed il loro inserimento lavorativo possano essere investimenti a fondo perduto, qualora il processo di richiesta di protezione internazionale non vada a buon fine ed il percorso di integrazione debba necessariamente interrompersi.

Le prospettive future

Quest’esperienza progettuale suggerisce l’opportunità di promuovere nuove iniziative che partano da un lavoro preliminare di sensibilizzazione e formazione delle aziende, come base per l’attivazione di formazioni professionali e percorsi di inclusione programmati e guidati direttamente dagli attori del mercato del lavoro, in funzione delle proprie esigenze e strategie organizzative.

Aggiornato al 30.10.2018