Cooperativa Lotta Contro L’Emarginazione Onlus
12 Maggio 2022
Elilu Azienda Agricola
12 Maggio 2022

L’ente promotore

LUMINANDA APS (ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE), Como

Enti partner

Molteplici enti non-profit e aziende del territorio, tra cui: Associazione Eskenosen, Como; Fondazione Provinciale della Comunità Comasca ONLUS, Como; ACLI Como; CISL dei Laghi, sede di Como; IAL (Innovazione Apprendimento Lavoro) Lombardia Impresa Sociale, sede di Como; Parrocchia San Martino, Como; Fondazione Prima Spes ONLUS, Veniano (CO); Living Divani, Anzano del Parco (CO); Tessitura Taborelli, Colverde (CO); Tessitura Taiana, Olgiate Comasco (CO); Tessitura Galbiati, Villa Guardia (CO); Lisa SpA, Veniano (CO); Teseo SpA, Grandate (CO); BrecoTessile, Albese con Cassano (CO); Olmetex, Olmeda di Capiago (CO); 3C Company, Cassano Magnago (VA); Tessitura Attilio Imperiali, Lurate Caccivio (CO); Tessitura Cavalleri, Como; Delli Fiori Amerigo e C. macchine da cucito, Como.

Gli ambiti di intervento

  • Tirocini e accompagnamento al lavoro
  • Formazione e sviluppo professionale
  • Welfare aziendale e responsabilità sociale d’impresa

 

Il target

Le pratiche di formazione professionale e inclusione socio-lavorativa del progetto riguardano migranti, tra cui richiedenti asilo e rifugiati, il cui status giuridico consenta l’ingresso nel mercato del lavoro.

L’obiettivo

Attraverso le proprie pratiche di formazione e accompagnamento al lavoro, nonché di inserimento di risorse immigrate nel proprio atelier sartoriale multietnico, il progetto di Cou(l)ture Migrante mira a declinare nella sfera dell’esperienza lavorativa la missione più ampia dell’Associazione Luminanda, volta a promuovere spazi e processi di contaminazione e scambio culturali come veicoli di integrazione sociale, crescita ed emancipazione delle persone nel territorio comasco.

Le attività

Luminanda opera a Como, dal 2007, con l’intento di progettare e realizzare percorsi artistici e culturali in grado di valorizzare nuovi punti di vista e rispondere a bisogni specifici di enti, istituzioni e comunità locali. In questo impegno, il lavoro culturale rappresenta uno strumento di sviluppo e di acquisizione di consapevolezza e autonomia sul piano individuale e dell’interazione sociale, traducendosi in attività di sperimentazione e ricerca in ambito artistico e socio-culturale, nell’implementazione di percorsi formativi in quelle stesse aree (corsi e laboratori rivolti a bambini e adulti, famiglie, scuole e docenti, operatori sociali) e nella realizzazione di eventi culturali e progetti di arte partecipativa orientata allo sviluppo di comunità.

Le varie opportunità e iniziative promosse – espositive, convegnistiche, didattiche, artigianali, teatrali – sono proposte come motore di integrazione e spazio di incontro, mirando a generare situazioni di scambio e contaminazione attraverso diversi contesti sociali, anche legati alla fragilità e alla marginalità. Inoltre, non solo come obiettivo ma prima ancora come vera e propria metodologia, Luminanda cerca sistematicamente di sviluppare progetti in grado di mettere in rete soggetti culturali e sociali “diversi” del territorio, in modo da favorire uno sguardo antropologico multidisciplinare e percorsi di ricerca comune che coniughino professionalità e crescita personale.

In tale cornice, Cou(l)ture Migrante rappresenta un progetto in corso, o meglio un “cantiere” costantemente aperto. Il progetto è stato avviato nel settembre 2018 mediante l’attivazione di un corso di formazione nel campo sartoriale, che ha coinvolto 18 migranti richiedenti asilo – uomini e donne di varia età – provenienti da diversi paesi (Gambia, Costa d’Avorio, Nigeria, Iraq e Pakistan) e con alle spalle esperienze di vita e lavoro eterogenee. In particolare, l’anno di formazione comune ha permesso ai partecipanti di acquisire competenze in ambito sartoriale, ponendo anche le basi per lo sviluppo di un’identità “aziendale” condivisa legata al brand “Cou(l)ture Migrante”. Come sottolineato dalla referente del progetto Chiara Gismondi, progressivamente l’iniziale gruppo informale di “estranei” si è trasformato in un team di lavoro multietnico internamente affiatato, con obiettivi di produzione basati su una visione sempre più imprenditoriale del lavoro.

Già in questa fase di avvio, il progetto ha riscosso notevole attenzione nella comunità comasca, suscitando interesse nella società civile, tra le istituzioni scolastiche e nello stesso mondo d’impresa. Proprio in tale periodo ha preso forma quella che tuttora costituisce una risorsa vitale per la sostenibilità di Cou(l)ture Migrante, ossia una rete territoriale di soggetti non-profit e aziendali impegnati a garantire sostegno al progetto in termini di visibilità, consulenza e – con impatti ancora più direttamente cruciali per il business – approvvigionamento di tessuti e altri strumenti.

Attualmente, Cou(l)ture Migrante è un atelier sartoriale multietnico che conta sulla presenza, oltre che di Chiara Gismondi, di tre risorse straniere occupate in maniera stabile (con una donna peruviana nella posizione di responsabile di atelier). Ad essi, si affianca un numero, variabile nel tempo, di ragazzi e ragazze inseriti con modalità di affiancamento per favorirne l’apprendimento del mestiere. Dal giugno 2020, il progetto è ospitato nel centro cittadino di Como presso la sede della Casa di Accoglienza per famiglie migranti gestita dall’Associazione Eskenosen, dove si propone come laboratorio di sartoria sociale; ovvero, nei termini dell’autopresentazione fornita nel proprio sito istituzionale: «Un luogo vitale e creativo di formazione e produzione che dà vita a prodotti originali, etici e sostenibili diffondendo la cultura della cooperazione e dell’accoglienza come pratiche sociali generative e virtuose». In tale logica, l’obiettivo imprenditoriale è di co-costruire progetti sartoriali di qualità alla ricerca del “ben fatto”, producendo articoli di diversa natura come pezzi unici o in piccola serie. Questi prodotti vengono creati artigianalmente con combinazioni di tessuti e colori assemblati con cura e con l’originalità derivante dall’integrazione di stili e tradizioni provenienti da differenti parti del mondo, andando a costituire varie linee di offerta relative all’abbigliamento (abiti, gonne, pantaloni, giacche), agli accessori (borse, zaini, marsupi, pochette, mascherine) e alla tovaglieria. Il lavoro nel laboratorio si realizza mediante un processo partecipato che trasforma materiali “di scarto” in oggetti ad alto valore creativo; ciò, secondo una visione volta a premiare il talento e l’atteggiamento di cura del prodotto delle proprie persone (coinvolte, in linea con l’approccio di Luminanda, come “artisti-artigiani”), gratificando queste ultime e al contempo superando la logica e i limiti delle produzioni “usa e getta”. Più ampiamente, l’intera attività viene condotta in un’esplicita ottica di sostenibilità socio-ambientale, secondo una “filosofia” che ruota intorno a quattro principi di impegno:

  • inserimento lavorativo: si offrono opportunità di formazione e di inserimento occupazionale a persone migranti, anche rifugiate o richiedenti asilo, a rischio di esclusione sociale;
  • economia circolare: si utilizzano pressoché esclusivamente tessuti di alta qualità provenienti dalla filiera produttiva comasca (giacenze di magazzino, elementi di fine pezza, residui di lavorazione), che altrimenti sarebbero dismessi o utilizzati e sprecati per produzioni secondarie;
  • longevità del prodotto: si realizzano prodotti non solo curati nei dettagli ma anche resistenti e duraturi, al fine di contrastare la logica insostenibile, per il flusso di materiali ed energia, della “vita a termine” degli oggetti di consumo;
  • unicità del prodotto: si producono pezzi unici o in piccolissima serie, non solo per valorizzare un modello di pratica artigiana ma anche per contribuire a un ridimensionamento dei meccanismi della produzione seriale e di massa coi loro limiti a livello di sostenibilità ambientale, sociale e umana.

Come anticipato, nella gestione di questo modello di business risulta vitale il lavoro di rete condotto sul territorio. Molteplici – e in larga parte indicati all’inizio del presente resoconto – sono i partner della comunità socio-economica locale che concorrono a supportare e arricchire il progetto di Cou(l)ture Migrante, fornendo apporti in termini di tempo, competenze professionali, ventaglio di prospettive e sinergie con le proprie iniziative nel e per il territorio. Particolare rilevanza assume, in tale azione di rete, il contributo offerto dalle cosiddette “aziende amiche”, un gruppo di imprese di varie dimensioni – e costantemente aperto a nuove adesioni – che sostengono l’attività del laboratorio sartoriale attraverso la donazione dei propri tessuti.

Le fonti di finanziamento

Risorse dell’associazione, del progetto e della rete di partner.

I risultati ottenuti in termini quantitativi

Nella sua fase iniziale, il progetto ha consentito la formazione professionale nel campo sartoriale di 18 migranti richiedenti asilo. Attualmente, l’attività dell’atelier coinvolge la presenza stabile di 3 persone immigrate (ossia, tenendo conto delle ridotte dimensioni del laboratorio, l’intero organico fisso), peraltro tutte con funzioni sostanziali nell’ideazione e nella realizzazione dei prodotti. A cadenza e con formule variabili, ma con ricadute comunque significative sul piano dell’inclusione socio-lavorativa, si aggiunge la presenza temporanea di altri giovani migranti inseriti con finalità di apprendimento professionale on-the-job.

I risultati ottenuti in termini qualitativi

Basandosi in particolare sull’osservatorio privilegiato della referente Chiara Gismondi, vari sono i risultati sinora conseguiti dal progetto aldilà degli stessi dati numerici.

In primo luogo, l’esperienza di Cou(l)ture Migrante si sta rivelando un tassello distintivo ma del tutto coerente nel quadro della missione istituzionale di Luminanda, attuando percorsi così specifici quali i processi di formazione e inserimento dei migranti nel settore della sartoria e della moda come autentici meccanismi sia di inclusione sociale, sia di scambio e contaminazione tra culture differenti in grado di generare un “vantaggio collettivo” per tutti i partecipanti.

In secondo luogo, guardando al quotidiano funzionamento del microcosmo organizzativo e imprenditoriale rappresentato dal laboratorio, proprio questi processi di contaminazione si stanno consolidando nella formazione di un brand riconoscibile, in cui la qualità “tecnica” dei prodotti si combina con contenuti di carattere sociale e ambientale. Tutto ciò, in un ambiente di lavoro umanamente e professionalmente stimolante e creativo.

Infine, una conferma significativa della direzione assunta dal progetto proviene direttamente dagli attori di contesto di Cou(l)ture Migrante. A parte il coinvolgimento dimostrato dai molteplici soggetti del network che sostiene l’architettura di senso e operativa del laboratorio, sono gli stessi clienti a fornire assai spesso un feedback non solo positivo sull’esperienza di acquisto ma che anche si rivela in sintonia con gli obiettivi e il “clima aziendale” dell’atelier. Uno spaccato evocativo di questi incontri con la sartoria è offerto da alcuni commenti degli acquirenti riportati sul suo sito: «Abbiamo acquistato due shopper e la realizzazione sartoriale è ben rifinita, studiata bene e robusta come mi serviva. I colori vivaci ma non impattanti sono originali come il disegno del tessuto, che ben si sposa con l’insieme»; «Ho vissuto in Africa molti anni e la prima volta che sono entrata nella sartoria è stato un tuffo al cuore… Il rumore delle macchine, i colori delle stoffe, ragazzi che cucivano come in una delle strade più colorate di Dar es Salaam!»; «Ho comprato un astuccio e una maglia per un’amica, sono stati dei regali molto graditi e ho visto negli occhi dei ragazzi la bellezza di poter fare un lavoro creativo, concreto, gratificante in una delle città italiane che ha molto da dire sui tessuti, la moda e i colori. Cou(l)ture Migrante per me è un vero incontro tra il qui e l’altrove».

I punti di forza

Tra gli aspetti alla base della riuscita – fino a oggi – dell’“esperimento” di Cou(l)ture Migrante, possiamo senza dubbio individuare almeno tre fattori: a) l’inserimento, pur con i propri tratti e scopi inediti, nella globale e già consolidata progettualità socio-culturale dell’Associazione Luminanda; b) le capacità di networking diffuso e inclusivo (da altre realtà del non-profit al mondo aziendale) con gli stakeholder territoriali, una condizione che a sua volta procede anche da competenze e risorse già rese disponibili dal modus operandi di Luminanda; c) la strategia organizzativa, presente sin dall’inizio e progressivamente rafforzatasi in corrispondenza dei risultati emergenti dall’esperienza del laboratorio, di coniugare la fondamentale e irrinunciabile “anima etico-sociale” del progetto con obiettivi autenticamente imprenditoriali e con la disponibilità ad affrontarne le conseguenti sfide sul piano della qualità professionale dei propri processi e produzioni nell’ambito sartoriale.

Le criticità

Da parte dei promotori di Cou(l)ture Migrante vi è la chiara e costante consapevolezza che proprio alcuni aspetti distintivi ed esplicitamente ricercati nel progetto – ossia, una produzione creativa e artigianale fatta di cura, sperimentazione, scambio tra persone con background socio-culturali molto differenti – possono al contempo rappresentare un elemento di fragilità a fronte degli standard competitivi e iper-performativi prevalenti nel contesto sociale e soprattutto di mercato (a partire dai livelli di stretta produttività e dalle modalità di gestione dei tempi di lavoro tipici dei sarti operanti nell’atelier). Da qui, si rafforza ulteriormente l’idea – condivisa dai partner – della centralità della rete estesa di supporto multistakeholder per la sostenibilità nel tempo del progetto.

Le prospettive future

Come indicato da Chiara Gismondi, la realtà di Cou(l)ture Migrante, se da un lato ha già dimostrato di riuscire a creare reale integrazione sociale nel territorio delle persone migranti, dall’altro si configura oggi come iniziativa con ampi margini di crescita. Per tale motivo, nel contesto dell’attuale strategia di Luminanda e con la condivisione dei partner di progetto, si intende senza dubbio continuare a svilupparla nella sua duplice dimensione di laboratorio sociale nella comunità locale e di brand nel settore sartoriale.

 

Aggiornato al 29.04.2022

Scheda realizzata da Fondazione ISMU

CONTATTI

 Chiara.luminanda@gmail.com