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Progetto “Cooperativa sociale Nelson Mandela”

Questa iniziativa – realizzata dall’ente promotore – è stata selezionata per la Mappatura delle buone pratiche per l’inclusione lavorativa di migranti e rifugiati curata dal Settore Economia e Lavoro di Fondazione ISMU ETS.

Gli enti partner

È stata attivata una partnership con il Progetto Corridoi Umanitari (Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Tavola Valdese e CEI Caritas); sono attive partnership con il progetto Spartacus (Associazione Interculturale International House, Associazione Chico Mendes e Altreconomia) e con RESS Roma (Rete Economia Sociale e Solidale).

Quando

Nasce nel 2017

Dove

Gioiosa Jonica (Reggio Calabria)

Gli ambiti di intervento

  • Job creation e autoimprenditorialità

Il target

Richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale appena giunti in Italia, migranti vittime del caporalato provenienti dalla tendopoli di San Ferdinando o fuoriusciti dai progetti Sprar, giovani del luogo provenienti dai circuiti penali.

L’obiettivo

Ispirandosi al modello di Riace, la Cooperativa mira a valorizzare il territorio e a promuovere lo sviluppo locale, con attenzione alla sostenibilità ambientale e alla cultura della legalità, favorendo l’occupazione etica di soggetti svantaggiati.

Le attività

La Cooperativa ha gestito l’accoglienza di alcuni richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale giunti in Italia tramite i corridoi umanitari organizzati dal progetto promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Gestisce attualmente l’inclusione di alcuni migranti prima residenti nella tendopoli di San Ferdinando e vittime di sfruttamento nel lavoro agricolo, selezionati dagli operatori attivi nel progetto Spartacus. Secondo il modello dell’accoglienza diffusa, i migranti sono ospitati in appartamenti situati nel paese di Gioiosa Jonica e, soprattutto grazie ad attività di volontariato, sono sostenuti nel loro percorso di integrazione all’interno della comunità.

La Cooperativa rivolge un’attenzione specifica al tema dell’inclusione sociale e lavorativa dei soggetti svantaggiati. Offre infatti sia ai migranti ospiti del progetto d’accoglienza, sia a giovani disoccupati del luogo (in particolare a quelli provenienti dal circuito penale), opportunità di impiego regolare e dignitoso nei settori dell’agricoltura sostenibile, della trasformazione agroalimentare e dell’accoglienza turistica.

In particolare, la Cooperativa ha preso in gestione e messo a nuovo una villa nobiliare settecentesca prima in stato di abbandono. La Villa Santa Maria è oggi stata trasformata in un agriturismo e bed&breakfast con ampie capacità ricettive (65 posti letto). Nei 20 ettari di terreno che circondano la villa vengono coltivati diversi prodotti poi trasformati e/o commercializzati tramite gruppi di acquisto solidale e altre realtà fondate sui principi dell’economia sostenibile. Questi prodotti agricoli rappresentano anche la base delle pietanze offerte nel ristorante dell’agriturismo.

Le fonti di finanziamento

Alcuni fondi per le attività legate ai corridoi umanitari sono stati donati dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Un sostegno parziale proviene dal progetto Spartacus per l’inclusione lavorativa dei migranti. Per il resto tutti i costi, compresi quelli legati alla locazione della Villa Santa Maria, sono sostenuti grazie al lavoro della Cooperativa.

I risultati ottenuti in termini quantitativi

Oltre ad aver reso coltivabile un terreno di 20 ettari e recuperato un bene immobile dal grande valore storico e architettonico, dal 2017 la Cooperativa ha offerto un’opportunità di impiego a diversi giovani disoccupati del luogo e ha accolto circa 30 persone migranti, molte delle quali hanno svolto un periodo di lavoro nell’ambito delle attività del Residence Villa Santa Maria. Attualmente 6 persone assunte a tempo indeterminato (4 migranti e 2 giovani provenienti dal circuito penale) e una rete di volontari attivi sostengono l’azione della cooperativa stessa.

I risultati ottenuti in termini qualitativi

Attraverso convegni, manifestazioni pubbliche e una presenza costante nella comunità, la Cooperativa offre un piccolo esempio di come la rivitalizzazione di un territorio parta innanzitutto dall’impegno dei suoi cittadini. Ciò ha un impatto sulla mentalità degli abitanti del luogo, che possono riscontrare concretamente come, sostituendo alla rassegnazione l’attivismo e l’impegno civico, sia possibile diventare protagonisti del proprio cambiamento.

I punti di forza

A motivare il lavoro della Cooperativa non sono obiettivi di business, ma profonde convinzioni valoriali imperniate sul rispetto dell’essere umano. Questa forza ideale ha permesso alla Cooperativa di superare i momenti di difficoltà a livello gestionale ed economico.

Le criticità

Ciò che principalmente ostacola il lavoro della Cooperativa è il contesto sociale e istituzionale in cui opera. Le preziose risorse culturali e naturali del territorio offrono un grande potenziale di sviluppo, che tuttavia rischia di restare latente, a causa dell’inerzia delle istituzioni, della diffusione della criminalità organizzata e dell’atteggiamento di parte della popolazione locale, troppo spesso contraddistinto dall’“attendismo”.

Le prospettive future

La Cooperativa è alla ricerca di finanziamenti (donazioni da privati o fondi pubblici ottenuti tramite la partecipazione a bandi) per poter effettuare investimenti in grado di potenziare le attività già implementate. Le priorità sono la creazione di un laboratorio per la trasformazione agroalimentare, l’organizzazione di formazioni professionalizzanti per le persone impegnate nelle attività agroalimentari e di accoglienza (finora la formazione è avvenuta on the job), l’acquisto di veicoli di trasporto per le produzioni agroalimentari e l’acquisto di pannelli solari per la generazione autonoma di energia.

 

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Aggiornato a aprile 2020