Dal momento che le religioni monoteiste sono come grandi famiglie imparentate fra loro, non ci si deve stupire quando si affronta il tema della morte e dell’aldilà nell’Islām di imbattersi in elementi comuni. In particolare, la morte, in continuità con il pensiero giudaico-cristiano, livella tutti gli esseri umani di fronte al destino ultimo e può essere interpretata come il punto di ingresso in un altro mondo, in attesa di una rigenerazione finale in un giorno stabilito da Dio (Allāh).
Nella religione islamica si è provato, alla pari delle altre fedi, di affrontare il concetto di morte, come anche di stabilire comportamenti e riti consoni per crearne rappresentazioni. Esortando a credere nella resurrezione e nel Giudizio ultimo, annunciato dalla tromba dell’angelo Serafiele (Isrāfīl), il Corano invita ad aderire a una concezione della morte, e allo stesso tempo della vita, molto diversa da quella che gli Arabi avevano avuto prima dell’avvento dell’Islām. Secondo loro, la morte rappresentava esclusivamente l’irruzione del tempo-destino (dahr) nel corso dell’esistenza: tutto quindi finiva con il trapasso.