Comunità Mediterranea nasce, grazie alla realizzazione di un Progetto 8×1000 della Chiesa Cattolica, al contributo ed al sostegno della Caritas Diocesana di Cagliari e della Caritas Italiana, come risposta concreta e impellente, ad un’ esigenza emersa ed evidente: la presenza sempre più consistente sul territorio nazionale e regionale di minori stranieri non accompagnati e la necessità di assicurare la loro accoglienza, in strutture adibite e a loro dedicate nel rispetto dei diritti e della dignità dei minori e delle normative nazionali ed internazionali. La Comunità Mediterranea, situata nel territorio del Comune di Quartu Sant’Elena, è dotata di ampi spazi comunitari e di un piccolo giardino ed ha tra le sue finalità fondamentali quella di offrire ospitalità ed assistenza qualificate sul piano educativo-relazionale, della cura della persona, nonché servizi di mediazione culturale e linguistica, sostegno educativo, all’inserimento scolastico, lavorativo e sociale. La Comunità Mediterranea ha tra i suoi obiettivi prioritari essere agente concreto del cambiamento sociale, di dialogo e sensibilizzazione della comunità locale e del territorio alle problematiche insite nel processo di accoglienza ed integrazione, oltre che strumento di conoscenza del fenomeno migratorio, in particolare quello dei Minori Stranieri Non Accompagnati.
Attualmente accoglie 12 ragazzi, ai quali sono garantiti alcuni servizi per favorire l’autonomia, come ad esempio la mediazione culturale e linguistica, l’orientamento ai servizi del territorio, la formazione professionale. Insieme agli operatori della comunità vengono definiti percorsi di reinserimento sociale e di orientamento al mondo del lavoro. Ricevono consulenza e sostegno psicologico, tutela socio-sanitaria e accompagnamento legale. Si trova nella prima periferia della città, a soli 10 minuti dal centro, questo favorisce reali percorsi di integrazione e autonomia, e permette ai giovani ospiti della struttura di mantenere le relazioni che hanno già stabilito in città.
Il progetto prevede 50 posti per l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati, per un periodo di 60/90 giorni. 30 posti sono a Budrio, in provincia di Bologna, e 20 a Ravenna, secondo il principio dell’accoglienza diffusa, che punta a distribuire i posti per assicurare un impatto sostenibile e programmato sui Comuni e sui territori di accoglienza. A gestire il progetto sono Camelot a Budrio e Persone in Movimento a Ravenna, due cooperative con un’esperienza pluriennale nella progettazione e gestione dell’accoglienza di richiedenti e titolari di protezione internazionale, sia minori che adulti, donne e uomini. Nella struttura di Vedrana a Budrio ad oggi tutti i 30 posti disponibili sono occupati da minori con un’età compresa tra i 14 e i 17 anni, provenienti da Burkina Faso, Gambia, Guinea Conakry, Mali, Nigeria e Senegal.
Garantisce 37 posti di accoglienza per minori stranieri non accompagnati di sesso maschile. La struttura costituisce un importante presidio di elevata specializzazione per far fronte ai numerosi arrivi di minori provenienti via mare sul nostro territorio. L’obiettivo del punto unico regionale è quello di tutelare i beneficiari del progetto dal momento della presa in carico e di procedere, dopo 60/90 giorni nel centro di prima accoglienza, verso il percorso di seconda accoglienza: all’interno del sistema SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) o presso altre strutture. Sono coinvolte nel progetto del Comune di Bologna anche le comunità Il Ponte (10 posti disponibili per maschi) e La Ginestra (3 posti disponibili per femmine), per un totale di 50 posti complessivi. Il 23 marzo 2015 sono stati accolti a Merlani i primi 21 ragazzi di minore età.
Da alcuni anni Casa della carità si occupa anche di quei ragazzi che arrivano in città senza genitori e senza una rete di riferimento, cercando di dare risposta ai loro bisogni. La comunità per Minori Stranieri Non Accompagnati è stata attivata a fine 2015 dalla Casa della carità, e si colloca all’interno di “Emergenze sostenibili”: una co-progettazione tra l’assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Milano e alcune realtà del terzo settore. Si tratta di un progetto di residenzialità diffusa, destinato ai ragazzi stranieri che arrivano in città senza genitori e senza una rete familiare di riferimento. Gli spazi della comunità consistono in due appartamenti, che possono ospitare fino a 10 persone, su segnalazione del Pronto intervento minori del Comune di Milano. Attualmente, sono accolti quattro ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni, seguiti 24 ore su 24 da sei operatori.
Due i percorsi che possono essere attivati:
- “In pronto intervento”: si tratta di ragazzi appena arrivati in Italia, nella maggior parte dei casi senza documenti, che hanno nulla o scarsa conoscenza dell’italiano. Sono seguiti costantemente dagli operatori per quel che riguarda, per esempio, la procedura per l’ottenimento dei documenti, l’iscrizione a scuola o a corsi di alfabetizzazione.
- “Verso l’autonomia”: sono quei ragazzi che hanno già fatto un primo passaggio in questa o altre comunità (in pronto intervento), hanno i documenti e hanno già iniziato il percorso scolastico. Svolgono già molte attività (spostamenti, spesa…) in autonomia. Sono comunque accompagnati e seguiti nel percorso scolastico o, laddove avviato, nella ricerca di lavoro. La comunità per Minori Stranieri Non Accompagnati opera in convenzione con il Comune di Milano ed è un progetto realizzato grazie all’aiuto di Fondazione Banca Popolare di Lodi e ad Amici di Francesco ONLUS, che hanno contribuito alla ristrutturazione e all’acquisto degli arredi.
Accoglienza di minori stranieri non accompagnati (MSNA); regolarizzazione dei documenti, insegnamento lingua italiana, percorso di istruzione scolastica, inserimento lavorativo, acquisizione di una progressiva autonomia e delle regole di convivenza sociale e civile. Nel dettaglio si può dire che oltre all’accoglienza (vitto e alloggio), si attua anche l’accompagnamento attraverso un percorso socio educativo che supporta l’autonomia: orientamento alla formazione linguistica e professionale, supporto nella ricerca lavorativa e abitativa, assistenza nel disbrigo di pratiche amministrative, accompagnamenti sanitari, orientamento verso i servizi, le istituzioni e le associazioni attivi sul territorio
All’interno della Fondazione sono ospitate 5 comunità di accoglienza:
COMUNITÀ “C. C. FALCK”, COMUNITÀ “L. E G. MARTIGNONI”, COMUNITÀ “LA QUERCIA”, COMUNITÀ “L’ARBUSTO”, COMUNITÀ “IL SEME”
Sono due comunità alloggio per minori stranieri non accompagnati (MSNA) situate rispettivamente a Prata Sannita e a Caserta, gestite da Cidis Onlus nell’ambito del progetto C.A.SA.M.I.A. Caserta, Avellino, Salerno – Minori In Accoglienza, realizzato con il fondo AMIF-Asylum, Migration and Integration Fund-Emergency Assistance 2014 “Miglioramento della capacità del territorio italiano di accogliere minori stranieri non accompagnati”. Grazie a C.A.SA.M.I.A., Cidis Onlus lavora per garantire ai MSNA giunti in Italia a seguito di eventi di sbarco, i diritti legali di protezione, assistenza e partecipazione per tutelarli, favorire il loro benessere, promuoverne la partecipazione e la cittadinanza sociale. Ospitano rispettivamente 8 minori stranieri non accompagnati giunti in Italia a seguito di eventi di sbarco, si tratta delle cosiddette strutture “ponte” in cui ragazzi dagli 11 ai 18 anni, su indicazione del Ministero dell’Interno, dopo essere stati prelevati dai luoghi in cui sbarcano, vengono accolti e ospitati per un periodo che va dai 60 ai 90 giorni, prima di essere inseriti in un progetto SPRAR per minori e risiedere lì fino al raggiungimento della maggiore età. In questo periodo di tempo il gruppo di educatori, mediatori culturali e insegnanti di italiano L2 che compongono l’équipe di operatori di Cidis hanno il delicato compito di orientare i minori appena arrivati verso i servizi del territorio, far fare loro tutti gli screening sanitari, fornire loro una prima conoscenza di base dell’italiano, in attesa di poterli iscrivere a scuola, organizzare laboratori e seguirli nelle pratiche burocratiche di richiesta di protezione internazionale o di richiesta di permesso di soggiorno per minore età, a seconda della loro situazione, della loro storia e del motivo per cui hanno lasciato i loro paesi per venire in Italia; dare loro quanti più strumenti possibili per iniziare il loro percorso in Italia
Sono 65 le strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati presenti nel Lazio e censite dalla ricerca condotta nell’ambio del progetto “RUNNING TOGETHER, giovani del mondo cittadini d’Europa”. Si tratta case famiglia, gruppi appartamento, strutture di semiautonomia e di pronta accoglienza. Il progetto “Running Together” è stato avviato il 12 settembre 2012, cofinanziato dalla Comunità Europea, ed è realizzato congiuntamente dal Settore intercultura e dall’Area minori della Caritas di Roma, in collaborazione con diversi istituti scolastici del territorio romano. Il Progetto, operando negli ambiti della scuola e dei centri di aggregazione giovanile quali luoghi fertili di incontro e di scambio, si propone di promuovere il dialogo interculturale e la valorizzazione dei diversi patrimoni culturali per migliorare la convivenza e per prevenire situazioni di marginalità e disagio sociale.
Un appartamento di semiautonomia, che si affiancherà a una comunità, destinato ai minori stranieri non accompagnati sarà attivato in provincia di Brescia. Si tratta di una risposta alternativa alla tradizionale comunità per minori. c’è sempre un progetto e un accompagnamento educativo, ma più leggero. I ragazzi che vivranno nell’appartamento di semiautonomia avranno un livello di autonomia maggiore rispetto alle normali comunità. Ad aiutarli nel processo di integrazione ci saranno sempre gli operatori qualificati e le famiglie volontarie, ma questi saranno presenti solo in alcuni momenti della giornata. Ai.Bi infatti ha partecipato, a novembre 2016, al corso di formazione “Alternative Family Care” svoltosi ad Amsterdam: in quell’occasione, 30 operatori di 20 diversi soggetti europei – tra ong ed enti pubblici – si sono confrontati sul modello olandese di accoglienza di tipo familiare dei giovanissimi migranti.
COMUNITA’ DI PRONTO INTERVENTO “MADRE TERESA DI CALCUTTA” – FRATELLI SAN FRANCESCO, Milano
I minori, accompagnati dalle Forze dell’Ordine, vengono dapprima inseriti nella Comunità di Pronto Intervento dove trascorrono i primi mesi; l’accesso è spesso improvviso, e preceduto unicamente da una telefonata da parte delle Forze dell’Ordine che avvisano dell’imminente arrivo.
COMUNITA’ RESIDENZIALE DI SECONDA ACCOGLIENZA “SANTO STEFANO IL GRANDE” – FRATELLI SAN FRANCESCO, Milano
Questo progetto viene portato avanti con continuità anche dopo il passaggio alla Comunità di Seconda Accoglienza nella quale i ragazzi possono rimanere fino al raggiungimento della maggiore età; il passaggio avviene in seguito a un preventivo confronto e accordo con i Servizi Sociali di riferimento del minore. “Santo Stefano il Grande” è una Comunità di Seconda Accoglienza gestita dalla Fondazione Fratelli di San Francesco che sorge proprio con lo scopo di proseguire il percorso educativo precedentemente intrapreso e raggiungere una piena autonomia, attraverso l’inserimento nel mondo del lavoro e, ove possibile, attraverso la ricerca di una sistemazione abitativa stabile. Questa comunità accoglie 8 minori stranieri ed è caratterizzata dalla “lunga permanenza”, offrendo quindi stabilità dal punto di vista abitativo, delle relazioni tra pari e con gli educatori.
CENTRO DIURNO CON ACCOGLIENZA NOTTURNA “COMUNITA’ LEGGERA” VIA CALVINO 11 – FRATELLI SAN FRANCESCO, Milano
Al momento nel centro di Via Calvino sono ospitati ben 83 minori di diverse nazionalità e con un età che varia dai 14 ai 18 anni. Si tratta spesso di minori che sono stati allontanati per diversi motivi da altre comunità o di minori che le famiglie di origine hanno spinto indebitandosi a cercare fortuna in Europa.
CPA, Casa Rossa e CPA, Casa Conte Forni,
ASSB – AziendaServizi Sociali Bolzano, Associazione Volontarius Onlus, Bolzano
I Centri di Pronta Accoglienza (CPA) per minori stranieri non accompagnati gestiti da Volontarius si trovano in via Roma 100 presso Casa Rossa, chiamata così dai suoi abitanti per il colore della palazzina, e in via Renon 31 presso Casa Conte Forni.
Casa Rossa può ospitare 12 persone ed è situata al secondo piano dell’edificio, composto da 5 stanze munite di servizi igienici con docce, una cucina, un ufficio e una grande terrazza. Il Cpa di Casa Conte Forni può ospitare fino a 16 ragazzi, quattro dei quali accolti “in emergenza”, vale a dire che non presentano l’intenzione di rimanere a Bolzano. Il compito degli educatori di Casa Rossa e del Cpa Conte Forni è quello di sviluppare le relazioni con i ragazzi per prepararli a diventare uomini in grado di muoversi in autonomia nella comunità. Autonomia e consapevolezza sono obiettivi che l’adolescente raggiunge intraprendendo un percorso che lo vede portatore di domande nuove alle quali dare delle risposte, favorendo così il passaggio da un possibile disagio all’agio adolescenziale. L’équipe è costituita dall’educatore, dal mediatore culturale e dall’assistente sociale dell’A.S.S.B., referente per il piano di interventi provinciali per minori stranieri non accompagnati. L’accoglienza del minore al Centro avviene su invio dei servizi sociali o delle Forze di Pubblica Sicurezza. Vengono garantite attività di formazione linguistica, educazione civica, attività propedeutiche al lavoro e di integrazione socio-lavorativa attraverso stage. Al momento della dimissione del minore dal centro, gli educatori collaborano con gli enti competenti per:
- eventuale effettuazione del rimpatrio assistito;
- stesura del progetto per l’accoglienza in strutture di secondo livello (residenze assistite, comunità socio-pedagogiche, famiglie affidatarie) sul territorio provinciale.
Il Progetto CivicoZero è realizzato nelle città di Roma (implementato dalla cooperativa CivicoZero), Milano e Torino ed è volto a fornire supporto, orientamento e protezione ai minori migranti e neo-maggiorenni che si trovano, o che rischiano di trovarsi, in situazioni di marginalità sociale, devianza, sfruttamento e abuso, al fine di contribuire al miglioramento delle loro condizioni di vita e al rispetto dei loro diritti.
Il progetto comprende:
– un’Unità mobile che svolge interventi di rintraccio (outreach) su strada o in luoghi strategici, dove ragazzi e ragazze che si trovano nelle situazioni più marginali sono più spesso vittime, o a rischio di essere vittime, di sfruttamento e abuso, mirato ad entrare in contatto con loro;
– un Centro diurno non residenziale chiamato “CivicoZero”, una struttura “a bassa soglia”, in cui minori e neo-maggiorenni, principalmente di origine straniera e di età compresa tra i 12 e i 18 anni, compresi quelli incontrati su strada, hanno facilmente accesso a laboratori, servizi di base e orientamento sui propri diritti, capacità e opportunità, affinché possano godere effettivamente dei loro diritti, rafforzare la loro capacità di far fronte a situazioni rischiose e pericolose ed inserirsi positivamente sul territorio.
In particolare, nel Centro CivicoZero viene garantita la mediazione culturale e sociale e vengono svolte attività di informativa e consulenza legale e socio-sanitaria, attività formative e di integrazione sociale, come alfabetizzazione, orientamento alla formazione e alla di ricerca lavoro ed erogazione di borse di studio e lavoro; attività culturali, artistiche, creative e ricreative; viene inoltre offerto un servizio di accompagnamento ai fini del collocamento in luogo sicuro e ai servizi del territorio.
A Roma dal 2009, a Milano dal 2014, a Torino dal 2015.
La “Casa delle Culture” di Scicli in provincia di Ragusa, inaugurata nel dicembre 2014 tramite Mediterranean Hope (MH), il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), rappresenta un luogo non soltanto di accoglienza e integrazione ma di scambio culturale aperto alla cittadinanza. Un posto per chi transita ma anzitutto un luogo della città. La Casa delle Culture non è soltanto un centro di accoglienza o una delle tante attività delle chiese: con il tempo è divenuta un punto di riferimento per gli sciclitani. I rapporti con la prefettura di Ragusa, con la questura e con i vari enti pubblici, tra cui l’hotspot di Pozzallo, sono stati sin dall’inizio molto proficui. A tre anni dalla sua fondazione sono passate dalla Casa più di 600 persone, la maggior parte delle quali sono stati minori stranieri non accompagnati. “In media – ha spiegato Piero Tasca, operatore presente sin dall’inizio dell’esperienza – abitano la Casa tra le 20 e le 25 persone, ma abbiamo avuto picchi di 40 posti letto. La permanenza varia caso per caso, oscilla tra i quindici giorni e i tre mesi”. Tutte le settimane, all’interno della Casa delle Culture si tengono corsi di inglese: oltre all’italiano, tutti i ragazzi tengono molto a imparare l’inglese, quindi arrivano motivati, perché vogliono partecipare, non perché viene detto loro di farlo. Alcuni di loro non sanno ancora utilizzare le lettere latine e in questi casi specifici l’operazione richiede moltissimo tempo ed è altresì molto importante da attuare. Nel gennaio 2016 ad esempio sono state accolte 180 persone, di cui 152 erano minori. La Casa delle Culture di Scicli è sostenuta dall’8 per mille delle chiese metodiste e valdesi e, per alcune attività, dalla Chiesa evangelica della Westfalia. Questa è solamente uno dei pilastri di MH, un progetto Fcei che oltre a promuovere i “corridoi umanitari” ha aperto un osservatorio permanente sulle migrazioni sull’isola di Lampedusa e un Relocation Desk a Roma.
Nev.it: Uno sguardo ungherese sulla Casa delle Culture di Scicli
Riforma.it: Mediterranean Hope. La Casa delle Culture di Scicli compie 2 anni