Le seconde generazioni nate dall’immigrazione rappresentano uno tra i temi più affascinanti dal punto di vista sociologico, ed è proprio su di esse che, negli ultimi anni, si è progressivamente spostato il focus dell’analisi del processo d’integrazione, un tempo incentrato sui problemi d’adattamento dei new comers.
All’interno di tale scenario, quest’indagine ha inteso analizzare il processo di ingresso nell’età attiva dei giovani filippini e d’origine filippina, concentrandosi in particolare su un tema – l’ingresso nel mercato del lavoro – che le vicende internazionali ci hanno insegnato a considerare cruciale, poiché è proprio nel momento in cui i figli degli immigrati cominciano a confrontarsi con le opportunità occupazionali che i pregiudizi nei loro confronti finiscono spesso col trasformarsi in autentiche discriminazioni, ponendo le premesse per una progressiva, e a volte violenta, disaffezione nei confronti della società nella quale sono cresciuti.
Grazie a un felice connubio di sensibilità e d’interessi tra la Fondazione Ismu e lo Scalabrini Migration Center di Manila, il disegno di ricerca ha previsto uno studio “in parallelo”, approfondendo da un lato le traiettorie di adolescenti e giovani d’origine filippina che sono nati in Italia o che qui si sono ricongiunti coi loro genitori e, dall’altro, quelle dei loro coetanei left behind, ossia i figli che, separati dai genitori che lavorano in Italia, vivono nelle Filippine la loro transizione all’età adulta, con una particolare esposizione a quella che è ormai invalso definire la “cultura della migrazione”.
Ne è emerso un quadro variegato e non privo di elementi d’ambivalenza, che vede questi giovani figli dell’immigrazione vittime da un lato dei pregiudizi della società italiana e della stessa comunità alla quale appartengono, “alleate” nel proporre un modello d’adattamento basato sull’emulazione dei percorsi della generazione che li ha preceduti; e, dall’altro, vede questi giovani portatori di un legittimo orgoglio. L’orgoglio dettato dalla fedeltà alla loro cultura d’origine ma anche, forse, dall’ambizione di realizzare lo svecchiamento del modello filippino d’incorporazione nella società e nell’economia italiana.