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Minori non accompagnati in Grecia e Coronavirus. L’UE apre un piccolo spiraglio

COVID-19  2019-nCoV concept. Human hands holding various smart devices with coronavirus alerts on their screens. flat vector illustration

In Grecia, secondo i numeri forniti da Bruxelles, a marzo sarebbero stati presenti circa 5.500 minori non accompagnati (sugli oltre 49 mila migranti presenti sulle isole greche). Questi minori sono privati dei loro diritti fondamentali come l’accesso all’acqua, al cibo, ai medicinali, alla salute e all’istruzione; molti i loro non sono nemmeno alloggiati in luoghi adeguati, a causa della grave mancanza di spazio. Sono inoltre costretti ad affrontare precarie condizioni sanitarie e molti di loro dormono all’aperto. La Grecia aveva ripetutamente chiesto il ricollocamento di questi minori non accompagnati presenti nelle isole dell’Egeo già a settembre dello scorso anno. In quell’occasione, l’Esecutivo comunitario aveva chiesto agli Stati membri di effettuare i ricollocamenti, ma purtroppo senza alcun successo.

Ora, in piena diffusione della pandemia da Covid-19 e a seguito della crisi migratoria innescata da Ankara, dopo la decisione del presidente turco Erdogan di aprire le frontiere e permettere il transito dei migranti verso i Paesi dell’UE, la situazione sembra essersi modificata, come pare essersi modificato anche l’atteggiamento di solidarietà nei confronti della Grecia che gli Stati membri si dicono intenzionati a dimostrare. Finalmente, a metà marzo qualcosa è sembrato muoversi. Bruxelles è intenzionata ad aiutare il governo di Atene ad alleggerire la nuova ondata migratoria. Il 12 marzo, infatti, sette paesi dell’UE (Germania, Francia, Irlanda, Finlandia, Portogallo, Lussemburgo e Croazia) si erano detti d’accordo sul ricollocamento di almeno 1.600 migranti provenienti dalle isole greche. E la commissaria europea per gli Affari Interni, Ylva Johansson, a margine dell’ultimo vertice dei ministri dell’Interno dell’Unione del 13 marzo, ha affermato che la disponibilità e l’intenzione di molti altri Paesi al ricollocamento in Europa di minori non accompagnati e altre persone vulnerabili è sembrata evidente.

L’iniziativa è nata su impulso del ministro tedesco Horst Seehofer e prevede la creazione di un gruppo di “Paesi volenterosi” che accettano di accogliere almeno i minori, sottraendoli così alle pericolose condizioni di vita in cui sono costretti sulle isole.

Sui tempi con cui l’UE intende coordinare questa operazione di ricollocamento però – purtroppo – non vi è ancora alcuna certezza. Il Lussemburgo, ad esempio, si è detto disponibile ad accogliere questi minori sin da subito. Ma, poiché i singoli Stati membri hanno normative differenti e criteri di accoglienza anche molto differenziati, occorrerà un coordinamento generale dell’operazione, che dovrà essere necessariamente affidato alla Commissione europea e alle autorità greche.

A sostegno di questa ricollocazione, già all’inizio di marzo 65 organizzazioni umanitarie europee avevano redatto un documento in cui denunciano gravi e diffuse violazioni dei diritti umani e minacce alla salute e alla sicurezza nei confronti di minori non accompagnati che si trovano all’interno degli hotspot delle isole dell’Egeo. A fronte dell’emergenza, hanno quindi chiesto agli Stati membri dell’Unione Europea di trasferire urgentemente i minori non accompagnati dalle isole greche sul proprio territorio assicurando, al contempo, che gli interessi dei minori siano adeguatamente tutelati, prima che la situazione peggiori ulteriormente.

Gli psicologi che lavorano a Lesbo hanno riferito ai media che già da tempo un crescente numero di minori mostra comportamenti autolesionisti, rendendoli così ancora più vulnerabili rispetto ai rischi di contrarre il coronavirus. Alcuni minori intervistati da una delle organizzazioni firmatarie hanno riportato ansia, depressione, mal di testa ricorrenti e insonnia. I tutori per minori sono quasi totalmente assenti e solo nei limiti previsti dalla legislazione greca, situazione che rende ulteriormente problematica una reale tutela della vita di questi minori. Un progetto di tutoraggio lanciato dall’organizzazione non governativa greca “METAdrasi” si è interrotto nel 2019, a causa della mancanza di fondi.

Sarebbe auspicabile che i primi sette “Paesi volenterosi”, sotto il coordinamento dell’UE, cominciassero al più presto ad accogliere questi minori, togliendoli da una condizione che mette a rischio la loro salute psichica e fisica.