Le fonti di finanziamento
Risorse pubbliche per i tirocini destinati a persone rifugiate e richiedenti asilo; risorse aziendali, specialmente nei casi di successiva assunzione al termine dei tirocini formativi.
I risultati ottenuti in termini quantitativi
Nel caso delle due persone native del Mali, il risultato principale consiste nella loro assunzione a tempo indeterminato successiva al periodo di tirocinio. Attualmente, queste due persone lavorano in azienda da circa un anno e mezzo, svolgendo mansioni di precisione come addetti alle macchine utensili. Come commenta Pietro Rinaudo, Direttore dello stabilimento di Calderino: «Grazie anche all’integrazione con i colleghi, i ragazzi oggi sono perfettamente inseriti nella realtà aziendale con soddisfazione di entrambe le parti».
Nel caso dei primi due tirocini, non sfociati in un’assunzione, si può nondimeno evidenziare l’importante funzione svolta dall’azienda nel fornire un’esperienza di valore sul piano formativo e dell’orientamento (e quindi dell’“approccio” individuale) al mondo del lavoro; al riguardo, il Direttore di stabilimento non ha dubbi nel ritenere che «si è avuta la possibilità di mostrare a queste persone un ambiente lavorativo professionalizzante».
Nel 2020, Marchesini Group ha conseguito, per il proprio impegno nell’integrazione socio-lavorativa di richiedenti asilo e rifugiati, il riconoscimento “Welcome – Working for refugee integration” conferito da UNHCR; un risultato che, a parte i naturali effetti positivi a livello di reputazione aziendale, nel gruppo è stato accolto con molta soddisfazione anche nell’ottica della piena coerenza con i propri obiettivi di responsabilità sociale.
I risultati ottenuti in termini qualitativi
Soprattutto nelle esperienze conclusesi con un’assunzione, l’inserimento recente di persone rifugiate o richiedenti asilo ha indubbiamente concorso alla loro integrazione sociale nel territorio e a una maggiore stabilizzazione dei loro progetti di vita; una di esse sta oggi attivandosi per l’iscrizione a un corso serale finalizzato al conseguimento di un diploma di scuola superiore. Inoltre, nonostante alcune (prevedibili) difficoltà iniziali nella conoscenza e nell’adattamento reciproci, la presenza di questi “nuovi colleghi” si è, in generale, tradotta anche per i dipendenti autoctoni in effetti positivi sul clima nel luogo di lavoro.
I punti di forza
Il fattore primario alla base del sostanziale successo dei processi di inserimento di queste persone migranti è identificabile nell’atteggiamento di fondo, aperto e proattivo, da esse portato nell’incontro con l’azienda; con le parole di Pietro Rinaudo: «Il punto di forza cruciale è stata la volontà di questi ragazzi di integrarsi e cercare di farsi una nuova vita in un paese per loro completamente sconosciuto, non solo dal punto di vista geografico, ma soprattutto culturale… E ora svolgono il loro lavoro con attenzione e diligenza».
L’esito positivo dei processi di inserimento – o, quanto meno, di orientamento – professionale attuati attraverso i tirocini formativi recentemente dedicati a persone migranti appare inoltre riconducibile, in maniera più o meno diretta, a un contesto d’impresa particolarmente favorevole alla “cura del fattore umano”. Ciò, da un lato, con riferimento alle politiche aziendali nel campo della sostenibilità sociale, che promuovono costante attenzione al valore e ai bisogni delle persone anche nella vita e nelle relazioni interne dell’organizzazione. E, dall’altro lato, mediante un’attenzione aziendale altrettanto notevole prestata specificamente ai processi di formazione nel luogo di lavoro, intesi in maniera “olistica”; ovvero, privilegiando sia lo sviluppo di competenze tecniche, trasversali e legate all’area “Ambiente e Sicurezza”, sia la trasmissione – nei termini della comunicazione istituzionale del gruppo – di un più complessivo «sistema valoriale basato sull’accrescimento della passione, della motivazione e della competenza dei dipendenti, affinché essi diventino fonte reale di creazione di un valore sostenibile e durevole nel tempo». In questo quadro generale, la progressiva integrazione e valorizzazione dei due tirocinanti stranieri poi assunti è stata concretamente molto supportata anche dalla disponibilità dei colleghi più esperti non solo ad accoglierli, ma anche a contribuire alla loro formazione on-the-job con pazienza e professionalità.
Le criticità
Si riportano alcune criticità iniziali, nel processo di inserimento, collegate a situazioni non inconsuete – nel caso italiano – per i percorsi di tirocinio formativo rivolti a rifugiati e richiedenti asilo; problemi, in particolare, relativi all’integrazione dei migranti in gruppi di lavoro con ridotta esperienza nell’interazione con colleghi stranieri, come pure alla difficoltà di questi ultimi di apprendere adeguatamente la lingua italiana anche con riferimento alle operazioni tecniche. Si ritiene che tali difficoltà siano state nel tempo sostanzialmente superate, grazie soprattutto alla disponibilità “a mettersi in gioco” da parte di tutti i soggetti coinvolti (migranti, altri lavoratori e responsabili aziendali).
Le prospettive future
Anche sulla base delle esperienze recentemente vissute, in Marchesini Group ci si mostra consapevoli di come i percorsi di inclusione lavorativa dei migranti, e specialmente quelli a favore di rifugiati e richiedenti asilo, richiedano – a vari livelli – un consistente impegno aziendale. Al contempo, alla luce esattamente di tali esperienze e insieme del proprio orientamento a obiettivi di responsabilità e sostenibilità sociali, si manifesta piena apertura a cogliere possibili ulteriori opportunità in questo campo nel prossimo futuro, coinvolgendo eventualmente non soltanto lo stabilimento di Calderino ma anche altre sedi del gruppo.
Aggiornato al 23.12.2020