Prevenire e contrastare la violenza sui minori stranieri. Il Progetto Remì – Comunicato stampa 22.3.2023
20 Marzo 2023
Premio BIG ZEBRA-ISMU. Giuria docenti MiWI 2023
27 Marzo 2023
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Le recenti misure del governo inglese per l’immigrazione irregolare

Pur rimanendo su numeri contenuti, specie se confrontati con quelli del Mediterraneo, il fenomeno degli arrivi via mare con piccole imbarcazioni ha cominciato a riguardare anche il Regno Unito. Se nel 2018, il primo anno in cui viene registrato il fenomeno, arrivarono lungo il canale della Manica poco più di 218 persone, negli anni successivi la crescita è stata più che esponenziale fino a superare, nel 2022, 45mila nuovi arrivi, mentre nel 2023, secondo le previsioni dell’Home Office, potrebbero essere oltre 60mila. L’immigrazione irregolare su piccole imbarcazioni è un fenomeno nuovo e per certi versi imprevisto per il Regno Unito. In passato, venivano utilizzati altri canali. Innanzitutto attraverso la permanenza oltre i termini consentiti da un permesso per turismo, lavoro, studio o famiglia. Le persone straniere che entrano con un visto e rimangono oltre la sua scadenza sono i cosiddetti overstayer e storicamente rappresentano la maggioranza dell’immigrazione irregolare. L’altro canale era quello attraverso i camion a bordo dei ferry che ogni giorno a decine attraversano la Manica. Tuttavia, l’inasprimento dei controlli sui Tir che si imbarcano a Calais, fatti congiuntamente con la Francia secondo il trattato di Le Touquet firmato nel 2004, la costruzione di recinzioni e l’installazione di telecamere a circuito chiuso, il crescente utilizzo di tecnologie molto sofisticate in grado di individuare il respiro delle persone e il calore emesso dai corpi, nonché la stessa pericolosità di alcuni viaggi, hanno comportato la ricerca di rotte alternative, la principale delle quali è quella via mare (Montagna, 2022).

Se l’impatto di questi nuovi arrivi sui numeri della popolazione straniera residente nel Regno Unito è tutto sommato irrilevante, per i governi inglesi che si sono succediti in questi ultimi anni, bloccare questo flusso è diventata una priorità. Nella primavera del 2022, il Parlamento inglese approvò il Nationality and Borders Act, una legge che conteneva disposizioni su nazionalità, asilo, immigrazione, vittime della schiavitù e della tratta di esseri umani.

Per quanto riguarda il diritto d’asilo e l’immigrazione irregolare, la legge sulla nazionalità e i confini, il governo si prefiggeva di “scoraggiare i richiedenti asilo dal recarsi nel Regno Unito se non attraverso percorsi sicuri e legali” (UK Government, 2022). Venivano quindi introdotte nuove regole sull’“inammissibilità” della domanda d’asilo, in modo da impedire alle persone di richiederlo se hanno “legami” con o hanno attraversato Paesi terzi sicuri, cosa certa per chi arriva nel Regno Unito via mare, e un sistema a “due livelli” (Refugee Council, 2022) che consente un trattamento differenziato tra i rifugiati, riducendo i diritti di coloro che entrano nel Paese in modo irregolare. Questi ultimi avranno bisogno di dieci anni di residenza invece dei soliti cinque prima di poter ottenere il permesso di soggiorno a tempo indeterminato e non potranno portare con sé il proprio partner o i propri figli. Altro punto controverso era costituito dalla possibilità di trasferire i richiedenti asilo in Paesi terzi sicuri.

 

Mentre la legge veniva approvata dal Parlamento, nella primavera del 2022 veniva lanciato il piano Ruanda. Si tratta di un accordo tra il governo britannico e quello ruandese secondo cui chiunque entri nel Regno Unito illegalmente o con metodi pericolosi – compreso chi arriva con piccole imbarcazioni, nascosto nel retro di camion e viene trovato nel Paese senza permesso – e chiunque abbia attraversato un Paese sicuro per raggiungere il Regno Unito, praticamente tutte le persone che arrivano via mare, verrà trasferito in Ruanda dove la sua domanda verrà presa in esame e dovrà rimanervi nel caso venga accolta (Home Office, 2022). Anche se tuttora rimane uno degli obiettivi principali dell’attuale governo inglese, a un anno di distanza dal suo varo questa misura non è stata ancora utilizzata. Il primo volo che avrebbe dovuto portare 7 richiedenti asilo in Ruanda previsto il 13 giugno 2022 è stato, infatti, fermato dalla Corte di Giustizia europea a pochi minuti dal decollo a seguito del ricorso di una delle persone a bordo.

Con l’Illegal Migration Bill, attualmente in discussione in Parlamento, si ha un ulteriore inasprimento delle disposizioni relative all’immigrazione irregolare. Come si può leggere nelle note esplicative che l’accompagnano, il suo scopo è quello di prevenirla e scoraggiarla “imponendo l’allontanamento dal Regno Unito delle persone che entrano o arrivano nel Paese violando i controlli sull’immigrazione”.

L’Illegal Migration Bill prevede l’obbligo da parte del Ministro dell’Interno di espellere dal Regno Unito chiunque – compresi familiari e minori – soddisfi una delle seguenti condizioni: sia entrato in violazione delle leggi sull’immigrazione, abbia attraversato un Paese terzo sicuro durante il viaggio, sia priva di un permesso di ingresso o di soggiorno. Gli stranieri entrati o presenti nel Paese verranno allontanati “non appena sia ragionevolmente possibile”, a meno che il Ministro dell’Interno non ritenga che vi siano “circostanze eccezionali” che ne impediscano l’espulsione. Inoltre, il Ministero può rifiutarsi di esaminare una richiesta di asilo anche se l’espulsione verso il Paese d’origine può mettere a rischio la sua incolumità (Donald and Grogan, 2023).

Qualora il richiedente asilo ritenga che il suo allontanamento possa comportare un “danno grave e irreversibile”, è prevista la possibilità di fare appello contro l’espulsione prima che questa avvenga. Tuttavia, entro limiti molto stringenti. Il richiedente avrà solo una settimana per raccogliere e presentare la documentazione necessaria e lo potrà fare dove è detenuto e senza che sia prevista alcuna audizione formale. Tutte le altre possibilità d’appello verranno considerate solo dopo l’allontanamento. Le persone che otterranno di avere la loro domanda esaminata saranno allontanate o nel loro Paese d’origine (se ritenuto non a rischio) o in un Paese terzo sicuro. Al momento gli Stati considerati sicuri dal Regno Unito sono 57, tra cui tutti quelli dell’UE. Tuttavia, è solo con il Ruanda che è in atto un accordo bilaterale, contro il quale esiste, però, un appello presso l’Alta Corte (ibidem).

Il disegno di legge prevede altre misure molto dure nei confronti di chi entra nel Paese irregolarmente, come la reclusione dei migranti irregolari, famiglie e minori accompagnati e non accompagnati compresi, in centri per il rimpatrio, mentre si stabilisce se debbano essere soggette all’obbligo di allontanamento oppure in attesa della loro espulsione, l’espulsione e l’esclusione da programmi di protezione delle vittime di schiavitù e di tratta, a meno che non collaborino a un’indagine o a un procedimento penale, e il divieto permanente di rientrare nel Regno Unito o di ottenere il permesso di soggiorno o la cittadinanza per le persone già espulse, con eccezioni limitate per motivi di diritti umani o in “circostanze impellenti”. Il divieto di cittadinanza si estende ai loro figli nati nel Regno Unito. Come precisato, il disegno di legge è tuttora in discussione, ma il governo sembra convinto nel voler procedere. Per esempio, a metà marzo è stato dato molto risalto alla visita ufficiale della Ministra degli Interni Suella Braverman in Ruanda allo scopo di rafforzare la partnership tra i due Paesi nella gestione dei flussi irregolari verso il Regno Unito (ibidem).

In conclusione, entrambi i provvedimenti e lo stesso accordo con il Ruanda si muovono nella logica della deterrenza, che al momento non sembra arrestare i flussi irregolari. L’idea del governo britannico è quella secondo cui l’inasprimento delle misure possa convincere le persone a non intraprendere l’attraversamento. Tuttavia, va ricordato che da quando il piano Ruanda è stato lanciato, anche con grande battage propagandistico, le persone hanno continuato ad arrivare in numero maggiore e indifferenti ad ogni minaccia d’espulsione.

Un ulteriore elemento di complicazione nel tentativo di fermare o ridurre gli ingressi è costituito dalla Brexit. Questo è stato, probabilmente, il cambiamento più significativo nella politica di asilo degli ultimi anni. Con l’uscita dall’Unione europea il 31 dicembre 2020, il Regno Unito è uscito anche dalla convenzione di Dublino (nota anche come Dublino III), la legge dell’UE che stabilisce quale Stato membro è responsabile dell’esame di una domanda di asilo, di solito il Paese d’arrivo. In questo modo il Regno Unito non può più accampare dei diritti nei confronti dei Paesi di transito dell’Unione in quanto nessun accordo ha sostituito Dublino e il trattato commerciale e di cooperazione (TCA) tra Regno Unito e Unione europea non ha alcuna clausola relativo alla politica di asilo. Da un lato il Regno Unito non voleva essere una terza parte di Dublino III, dall’altro l’Unione europea voleva tenere questa materia fuori dai negoziati. Infine, l’Illegal Migration Bill solleva molti dubbi relativamente al rispetto dei diritti umani e troverà molti ostacoli nella sua applicazione, in primo luogo per quanto riguarda la possibilità di espellere una persona in un Paese terzo considerato sicuro mentre la sua domanda d’asilo viene considerata oppure usare il Ruanda come sorta di hotspot a distanza.

Nicola Montagna, Collaboratore dal Regno Unito, Senior Lecturer in Criminology and Sociology – Middlesex University London 

Marzo 2023

 

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Per la collana ISMU ha pubblicato
Montagna N. (2020) Da Blair a Brexit. Venti anni d’immigrazione e politiche migratorie nel Regno Unito, con prefazione di Vincenzo Cesareo, FrancoAngeli, Milano.

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Riferimenti bibliografici
Donald A., Grogan J. (2023) “The Illegal Migration Bill”, UK in a changing Europe, disponibile in: https://ukandeu.ac.uk/explainers/the-illegal-migration-bill/.
Home Office (2022) “Factsheet: Migration and Economic Development Partnership”, disponibile in: https://homeofficemedia.blog.gov.uk/2022/04/14/factsheet-migration-and-economic-development-partnership/.
Montagna N. (2022) “Non solo il Mediterraneo: sbarchi di migranti e politiche dei confini lungo la rotta della Manica”, in Colombo M. (ed.) CIRMiB, MigraReport 2022, Milano, Vita&Pensiero, pp. 189-201.
Refugee Council (2023) “What is the Nationality and Borders Act?”, disponibile in: https://www.refugeecouncil.org.uk/information/refugee-asylum-facts/what-is-the-nationality-and-borders-act/.
UK Government (2022) “Nationality and Borders Act 2022”, disponibile in: https://www.legislation.gov.uk/ukpga/2022/36/contents/enacted.