La guida si articola in tre parti
- un primo quadro di riferimento per condividere quei presupposti fondamentali in assenza dei quali la progettazione di interventi educativi in chiave interculturale in un museo diventa problematica se non impraticabile (cap. 1)
- un “vademecum” dedicato agli snodi essenziali del percorso progettuale, dall’individuazione dei destinatari alla formazione condivisa degli operatori, fino alla documentazione e alla valutazione (cap. 2)
- un repertorio di testimonianze di attori – il mediatore museale, l’insegnante, l’artista, il responsabile dei servizi educativi, l’esperto in narrazione … – che restituiscono riflessioni, frammenti di progetti, ognuno in rappresentanza del proprio contesto e osservatorio professionale e istituzionale (cap. 3).
Sotteso a tutti i capitoli della Guida vi è il riconoscimento dell’educazione al patrimonio in chiave interculturale come una pratica trasformativa che pone l’enfasi non tanto sulla conoscenza delle diversità culturali (l’altro come oggetto di conoscenza, le culture intese come organismi statici e chiusi), quanto sullo sviluppo nei pubblici, in tutti i pubblici, di quelle attitudini e competenze relazionali che sono sempre più indispensabili in un mondo di crescente contatto e scambio tra pratiche culturali differenti: dalla mobilità cognitiva al decentramento culturale e la problematizzazione del proprio punto di vista, fino al riconoscimento delle identità molteplici di cui ognuno di noi è portatore.
Il museo diventa così un luogo che mette in dialogo la Storia e le storie, tessendo trame di senso per costruire una relazione sempre nuova e attuale tra il patrimonio (musealizzato e diffuso, materiale e immateriale, passato e contemporaneo) e ogni persona, quale che sia la sua appartenenza culturale.