L’impresa promotrice
ELILU, azienda agricola familiare e scuola multifunzionale con sedi a Castelnuovo Scrivia (AL) e Canneto Pavese (PV)
Enti partner
Vari, tra cui: Associazione di Promozione Sociale Cambalache, Alessandria; CIOFS-FP (Centro Italiano Opere Femminili Salesiane – Formazione Professionale) Piemonte, Tortona (AL)
Gli ambiti di intervento
- Tirocini e accompagnamento al lavoro
- Formazione e sviluppo professionale
- Welfare aziendale e responsabilità sociale d’impresa
Il target
Le pratiche di inclusione socio-lavorativa dell’azienda riguardano migranti, tra cui richiedenti asilo e rifugiati, il cui status giuridico consenta l’ingresso nel mercato del lavoro.
L’obiettivo
Collaborare in modo attivo a iniziative nel territorio volte allo svolgimento di tirocini formativi – valutando le possibilità di inserimenti più di lunga durata direttamente nell’azienda – indirizzati a soggetti con vulnerabilità, fra cui persone migranti e, in particolare, rifugiati e richiedenti asilo. Scopo fondamentale è sostenere, attraverso percorsi favorevoli all’inclusione socio-professionale, la creazione di relazioni affettive e lavorative capaci di garantire benessere e serenità anche nelle difficoltà e consentire lo sviluppo delle proprie potenzialità personali e abilità sociali.
Le attività
Inaugurata ufficialmente nel 2016, Elilu è oggi una micro-azienda agricola familiare il cui staff fisso si compone della titolare Elisa Gastaldi e di alcuni componenti della sua famiglia. L’attività aziendale si sviluppa tramite processi di produzione agricola (foraggera, cerealicola anche di grani antichi quali il grano San Pastore, ortofrutticola con oltre 300 varietà, di vigneto), di allevamento e produzione di carni (in particolare, maiali di Garlasco, vacche e vitelli varzesi, galline bionde piemontesi), di trasformazione (mulino a pietra, caseificio e laboratorio multifunzionale), di agriturismo/ristorazione e agricampeggio, di vendita sia direttamente tramite la propria bottega che con la presenza in mercati locali tenuti settimanalmente. In stretto rapporto con le opportunità offerte dalla propria multifunzionalità agricola, Elilu propone anche: a) attività di “fattoria didattica” rivolte a scuole di ogni ordine e grado, attraverso molteplici percorsi differenziati o calibrabili a seconda dell’età dei gruppi coinvolti e di specifiche esigenze pedagogiche; b) attività di “fattoria sociale”, con inserimenti (p.es., attraverso borse lavoro) di utenti affetti da disagio sociale o psicologico, in collaborazione con associazioni, cooperative sociali e centri di formazione locali. A tutto ciò, si è aggiunta, nel 2019, l’installazione di un planetario digitale di ultima generazione da oltre 50 posti, grazie al quale le osservazioni al telescopio si trasformano in occasioni didattiche e di divulgazione scientifica riguardanti i rapporti tra astronomia e agricoltura. Nel loro insieme, questi impegni muovono da una dichiarata vocazione alla sostenibilità ambientale e sociale: Elilu produce quasi tutti gli alimenti per il consumo del suo contesto familiare e di cui si nutrono gli animali allevati, utilizza metodi biologici e biodinamici all’insegna della circolarità, realizza filiere a centimetro zero nei processi di produzione-trasformazione-conservazione, tutela la biodiversità concentrandosi sullo sviluppo di razze animali tradizionalmente autoctone e di ortaggi e cereali antichi; inoltre, aspira esplicitamente a recuperare e attualizzare – con il supporto dell’innovazione – elementi della secolare cultura contadina del territorio, nell’ottica di testimoniare e sostenere esperienze di autenticità e reciprocità ritenute quanto mai significative, se non necessarie, nel contesto odierno.
È sulla base della consapevolezza – e della costante ricerca – di un valore ambientale e sociale strettamente legato alla propria “area di business” che Elilu, tra il 2018 e il 2020, ha svolto un ruolo di partner di primo piano nell’ambito dei due progetti “Skill Me Up!” e “Alimentare, Watson!” promossi, in particolare nel territorio piemontese, dall’Associazione Cambalache anche con l’obiettivo di favorire l’inclusione sociale e sostenibile di rifugiati e richiedenti asilo. A parte la collaborazione nelle fasi di definizione dei progetti, il contributo più rilevante dell’azienda ha riguardato:
- nel primo caso, la gestione diretta di percorsi individuali volti a sviluppare o comunque stimolare nelle persone straniere partecipanti abilità di autonomia, socio-relazionali ed emotive, insieme a una graduale migliore consapevolezza del proprio potenziale; ciò, mediante il loro coinvolgimento – in una situazione sì protetta, ma anche “reale” e concreta – nelle varie linee di attività di Elilu (dall’accudimento degli animali alla caseificazione, dalla coltivazione di cereali e grano alla loro trasformazione in prodotti da forno);
- nel secondo caso, la realizzazione – in collaborazione con altri partner – di un laboratorio occupazionale di panificazione con successivi tirocini, rivolto a una classe “mista” di dieci beneficiari vulnerabili comprendente, accanto a soggetti con disabilità e disoccupati over-50, persone rifugiate e richiedenti asilo.
A prescindere dall’effettivo e (come si preciserà) non agevole seguente inserimento in Elilu delle persone accolte e formate, in questa micro-impresa familiare è forte la convinzione di avere significativamente concorso non soltanto all’empowerment personale e sociale degli stranieri coinvolti, ma anche alla loro acquisizione di competenze professionali di base nei vari settori di attività dell’azienda, spendibili a fronte di future opportunità e collocazioni lavorative. Questa lettura, applicata anche alle altre occasioni di collaborazione con enti del territorio (specie nella formazione professionale, come il CIOFS di Tortona) per l’attivazione di tirocini, viene chiaramente proposta dalla titolare Elisa Gastaldi sulla base dei contatti, anche di amicizia, tuttora mantenuti con buona parte degli immigrati “transitati” per Elilu negli ultimi anni.
Le fonti di finanziamento
Risorse aziendali; risorse pubbliche per i tirocini destinati, in particolare, a persone rifugiate o richiedenti asilo.
I risultati ottenuti in termini quantitativi
Sotto il profilo strettamente quantitativo, l’impegno recente dell’azienda nell’inclusione lavorativa dei migranti si è tradotto nella realizzazione di quattro percorsi di tirocinio, anche in modalità simultanea, uno dei quali formalmente condotto per conto di un’altra azienda con la finalità di erogare formazione specifica sui processi di panificazione; di essi, tre sono stati implementati secondo un percorso completo di 12 mesi, mentre il quarto si è svolto con la durata più breve di 6 mesi.
Nel 2019, l’azienda ha ottenuto, per il proprio impegno nell’integrazione socio-lavorativa di richiedenti asilo e rifugiati, il riconoscimento “Welcome – Working for refugee integration” conferito da UNHCR.
I risultati ottenuti in termini qualitativi
Come già suggerito, è proprio sul piano qualitativo, più che su quello dei dati numerici, che si può ravvisare la principale valenza delle attenzioni di Elilu nel campo dell’inclusione professionale dei migranti. In generale, l’azienda è riuscita a inquadrare coerentemente questo impegno nell’orizzonte della propria vocazione a un modello di business eco-sostenibile e orientato alla responsabilità sociale nel territorio di riferimento, seppur entro le condizioni e i limiti connaturati ai propri caratteri di micro-realtà. Nella percezione di Elisa Gastaldi, si tratta di un valore di testimonianza e – per quanto reso possibile specialmente attraverso le azioni condotte in partnership – di promozione di stili di interazione e lavoro in comune “autentici”, basati su una visione esigente o comunque distintiva del significato dello stesso concetto di “sociale”: «Trovo abbastanza aberrante sentir dire – come mi capita – che investire nel sociale e nell’agricoltura oggi convenga perché “rende”. Riscontro un po’ di opportunismo anche in questi campi, un non comprendere fino in fondo che cosa davvero essi implichino. Per come li intendo, sono scelte esistenziali, sotto c’è il valore etico di una certa alimentazione, di come arrivarci, di un certo modo di vivere e relazionarsi che è fatto di responsabilità, di rispetto, cercando di ricavare gioia da quello che si fa. Per la direzione in cui cerchiamo di muoverci, di fatto non si è mai remunerati per quanto e “come” realmente si lavora, però è certo che, se io valuto il mio lavoro 10 € lordi all’ora, non potrei mai valutare la prestazione di un nuovo assunto – chiunque questi sia – meno di 15 € lordi…».
Secondo la titolare di Elilu, inoltre, l’esperienza di collaborazione con persone straniere ha senz’altro prodotto degli apprendimenti legati al confronto con percorsi e background differenti dai propri e capaci, in maniera più o meno diretta ed eventualmente in prospettiva, di tradursi in “vantaggi” per la stessa prestazione aziendale. Ne è un esempio l’approccio al marketing dei prodotti riscontrato in un giovane tirocinante africano incaricato di gestire il banco vendita in un mercato settimanale sul territorio, la cui modalità di interazione con il pubblico prevedeva la strategia di attendere, piuttosto che ricercare attivamente, il contatto con i potenziali acquirenti. Ciò si è rivelato un’utile occasione di confronto interno: da un lato, per socializzare il collaboratore a modalità più “propositive” di avvicinamento al cliente, maggiormente efficaci nelle normali dinamiche dei mercati di paese – e non solo – del contesto italiano; ma, dall’altro lato, anche per riflettere sulle matrici culturali di un approccio in cui non è il venditore bensì chi è interessato all’acquisto ad assumere l’iniziativa (presumibilmente anche per esigenze di economia degli sforzi in climi più caldi), nonché per interrogarsi sulle sue eventuali potenzialità rispetto a specifici segmenti di clientela. Più in generale, in base all’esperienza di Elisa Gastaldi, «questi incontri con la diversità sono spesso antropologicamente interessanti e un valore aggiunto emerge sempre e comunque… Ci vedo, anzi, una suggestiva somiglianza con quello che noi facciamo, nel senso che accade come con il seme: qualcosa di non immediatamente tangibile, ma che c’è e che prima o poi, in qualche forma, germoglia».
Infine, considerando ruoli e contributi dell’azienda nelle partnership di progetto in cui è stata coinvolta, si può scorgere un risultato significativo nella possibile esportabilità del suo modello di formazione e sviluppo dei tirocinanti immigrati, legato in particolare alle opportunità offerte dalla multifunzionalità.
I punti di forza
Tre risultano i fattori principali che hanno contribuito alla positiva esperienza fin qui condotta da Elilu nell’inclusione lavorativa di persone migranti.
Il primo consiste, come già accennato, in una cultura aziendale (e familiare) fortemente impregnata di valori e obiettivi riconducibili a istanze di sostenibilità ecologica e sociale, originalmente rielaborati nell’aspirazione a realizzare un’impresa concepita come organismo integrato nel proprio ambiente naturale, antropico e sociale.
In secondo luogo, sempre sul piano della “vocazione imprenditoriale”, su tale piattaforma culturale si innesta un deciso orientamento alla formazione, praticata – oltre e forse più ancora che come investimento strettamente funzionale all’azienda (p.es., in vista di un inserimento interno stabile dei tirocinanti) – come attività in sé significativa per la crescita delle persone coinvolte nel contesto di relazioni in cui Elilu si trova, di volta in volta, a operare. Riguardo a ciò, è di nuovo rivelatore il vissuto della titolare, che – a sua volta figlia di insegnanti – individua proprio nella sua azione di formatrice sul campo sia il contributo centrale fornito dall’azienda nei progetti partecipati, sia la maggiore fonte di propria soddisfazione personale in tali collaborazioni. In questo senso, oltre che per le attività di fattoria didattica, la tendenza di Elilu a proporsi più ampiamente come “scuola di multifunzionalità agricola e familiare” non appare una semplice strategia di auto-presentazione formale o addirittura una sorta di vezzo, bensì radicarsi in un elemento costitutivo dell’identità e delle priorità aziendali.
Infine, un ulteriore e rilevante punto di forza va ravvisato nella capacità della micro-azienda di partecipare attivamente – e con apporti distintivi – a reti territoriali e progettuali finalizzate a favorire l’integrazione socio-lavorativa delle persone migranti (come anche di altre categorie di soggetti vulnerabili). Sotto tale profilo, guardando in particolare a progetti come quelli promossi dal partner Cambalache, appare fondamentale il modo in cui Elilu sa proporsi e viene percepito quale interlocutore affidabile tanto in termini tecnico-professionali, quanto rispetto alla condivisione dei presupposti etico-culturali sottesi a un impegno nell’inclusione.
Le criticità
La maggiore criticità incontrata dall’azienda nella propria esperienza di inclusione dei migranti consiste nell’elevata difficoltà a inserire stabilmente le persone accolte e formate tramite tirocinio. A ciò concorrono, in generale, aspetti intrinseci alla realtà di micro-impresa familiare, quali la disponibilità estremamente ridotta di posti vacanti (al limite, un collaboratore multifunzionale fisso) e la collegata necessità di poter procedere all’impegnativo investimento di un’assunzione solo in presenza di requisiti stringenti in termini di competenze acquisite, anche sul versante delle capacità organizzative e di autonomia, e di disponibilità a una notevole elasticità di orari (p.es., per le operazioni di mungitura e rispetto al lavoro nel fine settimana).
La problematica principale, tuttavia, si riscontra in ciò che Elisa Gastaldi definisce il “dramma della logistica”: essendo le sedi di Elilu – in quanto azienda agricola – non prossime a centri urbani, l’autonomia negli spostamenti tendenzialmente limitata dei giovani stranieri si è spesso rivelata un vincolo pressoché insormontabile, tale da determinare la rinuncia a far seguire un’assunzione al periodo di tirocinio anche nel caso di persone valide e ben formate; una situazione, questa, che accomuna buona parte delle aziende agricole del territorio (con cui pure si è tentato di individuare soluzioni condivise) e che – con le parole della titolare di Elilu – «resta non solo paradossale ma anche dolorosa nonostante gli sforzi di queste persone, che si sono dimostrate particolarmente volenterose, per esempio arrivando in treno nel centro più vicino e poi proseguendo in bicicletta, che tra l’altro è stata più volte loro rubata… Il problema è che poi, nel momento in cui si perde o viene soppresso il treno, si creano inevitabili disagi organizzativi per l’attività».
Le prospettive future
La titolare dell’azienda manifesta la chiara intenzione di dare continuità, in futuro, al percorso intrapreso nell’inclusione lavorativa dei migranti, come anche di altri soggetti in condizioni di fragilità. In tale direzione, ci si propone sia di proseguire la collaborazione – ormai collaudata – con gli enti del territorio impegnati nei campi dell’integrazione e della formazione professionale, anche e soprattutto nella prospettiva di rafforzare le “precondizioni” in grado di supportare scelte di inserimento di lungo periodo delle persone valorizzate attraverso la pratica dei tirocini.
Aggiornato al 15.02.2022
Scheda realizzata da Fondazione ISMU
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