Questa iniziativa – realizzata dall’ente promotore – è stata selezionata per la Mappatura delle buone pratiche per l’inclusione lavorativa di migranti e rifugiati curata dal Settore Economia e Lavoro di Fondazione ISMU ETS.
News sul continente africano
3 Marzo 2021Progetto “A.A.A. – Accoglie, Avvicina, Accompagna”
4 Marzo 2021News sul continente africano
3 Marzo 2021Progetto “A.A.A. – Accoglie, Avvicina, Accompagna”
4 Marzo 2021Le organizzazioni promotrici
FONDAZIONE ADECCO PER LE PARI OPPORTUNITÀ
JP MORGAN CHASE FOUNDATION
Quando
Gennaio 2018 – Dicembre 2019
Dove
Milano e Roma
Enti partner
Molteplici, tra cui: CELAV (Centro di Mediazione al lavoro) del Comune di Milano; Fondazione Il Faro; CESEN (Centro per gli Studi sulle Entità Ecclesiastiche) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; numerose aziende per lo svolgimento dei tirocini formativi o il diretto inserimento lavorativo
Gli ambiti di intervento
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- Formazione e sviluppo professionale
- Tirocini e accompagnamento al lavoro
- Welfare aziendale e responsabilità sociale d’impresa
- Diversity management e valorizzazione della diversità culturale e religiosa
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Il target
Il progetto si è rivolto a migranti titolari di protezione internazionale o richiedenti asilo.
L’obiettivo
Il progetto ha avuto l’obiettivo di coinvolgere 225 persone titolari di protezione internazionale o richiedenti asilo in un percorso finalizzato a facilitare la loro inclusione lavorativa tramite, in particolare, lo strumento dei tirocini formativi e attività di orientamento al lavoro (previste per 160 dei partecipanti).
Le attività
Il progetto ha previsto tre fasi principali:
- identificazione dei beneficiari, provenienti dal sistema di accoglienza;
- svolgimento di percorsi di educazione al lavoro e formazione professionale in settori specifici (ristorazione, panetteria, macelleria, filettatura del pesce, pelletteria, ciclofficina, informatica), privilegiando una metodologia di self-empowerment basata sull’acquisizione di autonomia, la riqualificazione di competenze pregresse e la valorizzazione di soft skill;
- inserimento in contesti lavorativi, anche nella prospettiva di una eventuale successiva stabilizzazione del rapporto di impiego.
Il progetto è stato oggetto di un’analisi per la valutazione dell’impatto su beneficiari e aziende coinvolti, condotta dal CESEN dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Le fonti di finanziamento
Risorse delle due Fondazioni a capo del progetto; nel caso dei tirocini, risorse pubbliche e – più spesso – risorse delle aziende partner sulla base dei requisiti di formazione e orientamento garantiti dal progetto.
I risultati ottenuti in termini quantitativi
Al termine del biennio di svolgimento, su 225 beneficiari del progetto, 100 sono stati direttamente formati, 160 sono stati inseriti nel circuito della formazione professionale, 110 si sono collocati con contratti stabili.
Nel 2020, per il terzo anno consecutivo e grazie anche all’impegno condotto da Fondazione Adecco tramite “Safe In” (oltre che altri progetti), The Adecco Group Italia ha ottenuto il riconoscimento “Welcome – Working for refugee integration” di UNHCR.
I risultati ottenuti in termini qualitativi
A parte, in generale, il contributo rappresentato dai risultati di inclusione lavorativa dei migranti beneficiari per i processi di integrazione sociale sul territorio (le aree milanese e romana), la realizzazione e gli esiti del progetto sono da considerarsi sicuramente significativi ai fini della missione istituzionale di entrambe le organizzazioni capofila. In particolare, nel caso di Fondazione Adecco “Safe In” si è rivelato – e ha ottenuto notevole visibilità – come best practice alla luce dell’impegno specifico e consolidato della fondazione sui temi delle pari opportunità e dell’inclusione nei luoghi di lavoro; uno sforzo condotto da anni non soltanto sulla base di principi di eticità e nell’intento di sensibilizzare gli attori di mercato a politiche di responsabilità sociale, ma anche per supportare direttamente le imprese nella comprensione e nel conseguimento di vantaggi collegati alla diversità della forza lavoro (non casualmente, nell’ambito dello stesso progetto “Safe In” si sono promossi workshop sulla valorizzazione della “diversità in azienda” rivolti alle imprese partner).
Dall’osservatorio privilegiato di Francesco Reale e Monia Dardi, rispettivamente Segretario Generale e Project Manager di Fondazione Adecco, è inoltre possibile rilevare come l’inserimento in azienda dei migranti beneficiari abbia spesso generato impatti positivi per le imprese partner coinvolte in termini di clima organizzativo, opportunità di apprendimento interno, coinvolgimento e soddisfazione degli stessi altri collaboratori (specie quelli più giovani, i cosiddetti “millennials”) e performance complessiva dei gruppi di lavoro. La possibilità di ottenere tali benefici è dipesa a sua volta dalla disponibilità e dalla convinzione con cui le imprese si sono impegnate a inserire queste persone migranti. Al riguardo, Francesco Reale manifesta una precisa convinzione: «C’è da essere fiduciosi e il perché l’ho visto entrando nelle aziende. La maggior parte sta capendo che l’inclusione crea valore: che occuparsi di persone in difficoltà diventa parte della propria strategia di responsabilità sociale e che, insieme, la diversità è ricchezza. Insomma, che oggi escludere non è più possibile».
I punti di forza
Il fattore principale che ha contribuito a rendere il progetto – di fatto – una pratica “di successo” consiste nell’impegno e nella reciproca collaborazione degli attori della rete.
Ciò riguarda innanzitutto il ruolo delle due fondazioni che, come main partners, hanno coordinato operativamente e soprattutto strategicamente l’intero programma. Tanto JP Morgan Chase Foundation quanto Fondazione Adecco, infatti, vantano una expertise consolidata nella promozione di iniziative multistakeholder per l’integrazione socio-lavorativa dei migranti. Nell’ambito di “Safe In”, a risultare basilari sono stati, da parte della prima, l’attenzione valoriale ai temi dell’inclusione e il supporto economico; da parte della seconda, l’organizzazione dei percorsi di orientamento, educazione al lavoro e formazione. Nel caso di Fondazione Adecco – che è oggi l’unico Implementing Partner per l’Italia nella governance di UNHCR per l’integrazione di rifugiati e richiedenti asilo – occorre anche evidenziare l’importanza di poter contare su un consistente repertorio di competenze nell’elaborazione e disseminazione di conoscenza e linee-guida riferite alla gestione della diversità nei contesti d’impresa (si veda, p.es., il recente booklet “Diversity & Inclusion – Una nuova leva competitiva in azienda”, redatto in collaborazione con Forbes).
Dal canto loro, le aziende coinvolte, da piccole imprese a grandi marchi, hanno in generale manifestato notevole apertura alla proposta e alle concrete opportunità di recruiting implicate dal progetto, anche contribuendo direttamente con proprie risorse; significativamente, durante il percorso, la rete di aziende partner si è raddoppiata.
Proprio dalle aziende partner, infine, proviene l’indicazione di come un “ingrediente” cruciale per il buon esito di una parte rilevante dei percorsi di inserimento realizzati sia stato rappresentato dalla motivazione e dalla spinta ad apprendere dei beneficiari; una dedizione al lavoro sovente in grado di innescare meccanismi di “tutoraggio naturale” da parte dei colleghi e dunque di alimentare il loro coinvolgimento nel processo di integrazione delle nuove risorse.
Le criticità
Non si riportano specifiche criticità nella conduzione del progetto, se non le inevitabili “fatiche” comportate dalle sue varie fasi operative (p.es., l’esigenza e la scelta di elaborare i “microprogetti” di inserimento relativi ai singoli beneficiari attraverso il puntuale confronto tra, da un lato, i bisogni e le competenze delle persone e, dall’altro, le aspettative e gli obiettivi delle aziende disponibili).
Le prospettive future
La linea di indirizzo per il prossimo futuro consiste nell’intento di valorizzare ulteriormente il modello di intervento costruito e sperimentato attraverso “Safe In”, che appare replicabile e soprattutto potenziabile in due direzioni:
a) allargando i settori di lavoro intercettati nelle pratiche di orientamento-formazione-inserimento, specie considerando – con le parole di Francesco Reale – «i settori dove il lavoro c’è, ma non si trovano le persone»;
b) estendendo la platea di beneficiari coinvolti. Rispetto alla seconda direzione, un’ipotesi già in cantiere è di dedicare specifica attenzione alla platea dei NEET (giovani Not in Education, Employment or Training), caratterizzata peraltro da una significativa presenza di persone migranti o di origine immigrata.
Aggiornato al 23.12.2020