Negli ultimi 12 mesi sono cresciuti del 2,3%
Milano, 11 febbraio 2020
Oggi l’Istat ha reso noto come gli stranieri residenti in Italia alla data dello scorso 1° gennaio 2020 abbiano raggiunto il valore di nuovo record storico di 5 milioni e 382mila, con una crescita negli ultimi dodici mesi di 123mila unità (+2,3%) che è peraltro superiore sia in termini assoluti sia in termini percentuali a quelle degli anni più recenti (111mila unità durante il 2018 e 97mila durante il 2017). La popolazione straniera residente in Italia costituisce quindi al 1° gennaio 2019 l’8,9% del totale dei residenti (italiani o stranieri) sul territorio nazionale, contro l’8,7% di dodici mesi prima. Inoltre, ovviamente, nel conteggio Istat sui residenti non sono incluse le persone straniere non residenti (non iscritte in anagrafe), le quali erano invece stimate dalla Fondazione ISMU in 966mila al 1° gennaio 2019 e che, se si ipotizzano invariate in numerosità al 1° gennaio 2020, portano il totale dei presenti stranieri in Italia a oltre 6,3 milioni di unità pari in realtà al 10,3% della popolazione complessivamente presente sul territorio nazionale a qualsiasi titolo giuridico-amministrativo.
Nonostante questi valori elevati e sempre più in crescita, se si approfondiscono i dettagli del bilancio demografico 2019, reso noto oggi dall’Istituto nazionale di statistica, scopriamo che il saldo migratorio con l’estero l’anno scorso è stato positivo ma di “sole” 220mila unità, contro saldi migratori attivi che erano stati maggiori nel recente passato: 245mila unità nel 2018 e 261mila nel 2017. Pertanto, la maggiore crescita di popolazione straniera in Italia rispetto al passato non è dovuta a flussi in entrata sempre maggiori in confronto con quelli in uscita.
Tale crescita non è dovuta neppure a un saldo naturale superiore rispetto al passato in quanto anche in questo caso è continuata al contrario la tendenza alla diminuzione del numero di nati stranieri, scesi a 63mila durante il 2019 contro i 65mila del 2018 e i 68mila del 2017, a fronte di 8mila decessi, cioè di un numero di morti con cittadinanza straniera in Italia assolutamente in linea con quello di 7-8mila dei due anni passati.
Infine, non si può affermare che la crescita del numero di stranieri in Italia nell’ultimo anno sia particolarmente aumentato rispetto a quella quantomeno dell’anno scorso per via della nuova diminuzione del numero di acquisizioni di cittadinanza italiana verificatasi durante il 2019: queste ultime sono stimate dall’Istat essere scese a 109mila durante l’ultimo anno, ma erano già diminuite a 113mila durante il 2018, mentre invece i valori più elevati erano stati soprattutto quelli di 147mila nel 2017, del record di 202mila nel 2016 e di 178mila nel 2015, allorquando per tre anni consecutivi l’Italia fu prima in assoluto in Europa per numero di concessioni di cittadinanza.
Piuttosto, il dato che risalta e che spiega il maggior aumento di popolazione straniera in Italia rispetto al recente passato è quello “più tecnico” relativo alle revisioni anagrafiche, le quali hanno portato a un surplus di cancellazioni di stranieri rispetto agli iscritti di stranieri di solamente 46mila unità durante il 2019, cioè poco più della metà rispetto a un saldo netto di cancellazioni di stranieri dai registri anagrafici pari a 81mila unità durante il 2018 e a 79mila durante il 2017.
L’incidenza maggiore si registra in Emilia-Romagna, seguita da Lombardia e Lazio. In termini relativi, le regioni dove al 1° gennaio 2020 è più forte l’incidenza della popolazione straniera sul totale dei residenti sono l’Emilia-Romagna (12,6%, mentre era al 12,3% un anno prima), la Lombardia (12,1%, mentre era all’11,7% un anno prima) e il Lazio (11,7%, mentre era all’11,6% un anno prima con un aumento di incidenza più ridotto rispetto a quello di Emilia-Romagna e Lombardia). In coda troviamo Puglia e Sardegna (entrambe al 3,5% d’incidenza al 1° gennaio 2020 e al 3,4% un anno prima, allorquando risultavano già ultime a questo riguardo).
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