Affittacamere sociale “Debre Mariam”, che significa “collina di Maria”
in lingua etiope
Ente promotore
Cooperativa DoMani – Bologna
Affittacamere sociale “Debre Mariam”, che significa “collina di Maria”
in lingua etiope
Cooperativa DoMani – Bologna
L’Affittacamere sociale nasce nel 2019 con la finalità di introdurre al mondo del lavoro alcuni rifugiati eritrei ospiti della Cooperativa DoMani nell’ambito dei corridoi umanitari. Tale progetto, di cui la Cooperativa è partner attivo da 5 anni, si fonda su un Protocollo d’intesa sottoscritto tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese, la Cei-Caritas e il governo italiano allo scopo di garantire un ingresso legale e sicuro in Italia ai rifugiati che si trovano nei paesi interessati dal progetto stesso. Giunti in Italia, essi possono presentare la propria domanda d’asilo.
Colli bolognesi. L’affittacamere sociale è collocato all’interno dell’Eremo di Ronzano (BO), dove la Cooperativa Sociale DoMani ha la propria sede operativa e gestisce una comunità di accoglienza di rifugiati politici che sono ospitati negli spazi sottostanti l’Affittacamere.
La gestione dell’Affittacamere ha originariamente coinvolto 3 dei ragazzi rifugiati ospitati all’interno della Cooperativa, che sono stati selezionati al termine del periodo di accoglienza sulla base delle loro attitudini e delle competenze linguistiche, tanto in italiano quanto in inglese (la clientela dell’Affittacamere è infatti costituita in buona parte da clienti nordeuropei). Costituendo una forma di accoglienza privata non governativa, la cooperativa offre ospitalità ai rifugiati per un periodo di tempo limitato. L’idea alla base del progetto era pertanto che taluni di essi potessero essere avviati all’indipendenza e all’autonomia economica che consegue alla fase di accoglienza, trovando occupazione all’interno dell’Affittacamere.
Attualmente le risorse impiegate sono due (un uomo e una donna). All’origine le risorse erano tre, ma uno dei due uomini inizialmente coinvolti è stato assunto da un’impresa di pulizie bolognese e ha lasciato la struttura. Nessuno di loro aveva esperienze pregresse nel settore dell’hospitality. Uno di essi, tuttavia, ha sempre nutrito interesse verso questo tipo di attività; oggi lo coltiva anche frequentando un istituto turistico serale ed è il responsabile dell’affittacamere.
Promuovere la bellezza dei colli bolognesi, coniugando una duplice finalità sociale: incentivare l’indipendenza economica di alcuni dei rifugiati accolti, mediante il loro coinvolgimento nella gestione della struttura turistica, e sensibilizzare gli ospiti rispetto all’attività della cooperativa e ai trascorsi dei migranti accolti, consentendo loro di toccare con mano l’impatto positivo della loro scelta di turismo sostenibile.
I servizi di pulizia nelle stanze e di accoglienza degli ospiti sono le attività principali svolte dalle due risorse attualmente impiegate nell’Affittacamere. Quest’ultimo dispone di 12 posti letto (ovvero 6 stanze doppie, con bagno privato) e altre stanze, doppie o triple, per un massimo di 24 posti, di cui possono beneficiare i gruppi di persone. Gli operatori della Cooperativa DoMani, inoltre, hanno da poco iniziato a coinvolgere i due giovani adulti nella gestione delle piattaforme di prenotazione (Airbnb, Expedia e il sito ufficiale) e nella calendarizzazione degli ospiti.
Le due risorse sono assunte dalla Cooperativa DoMani con un contratto a tempo determinato sulla base di una banca ore, mediante la quale lo stipendio viene loro corrisposto sempre – anche quando l’affluenza di clienti è ridotta – e le ridotte ore lavorate vengono compensate nei periodi in cui le prenotazioni sono maggiori. Durante la giornata, pertanto, sono totalmente coinvolti nell’Affittacamere, nei periodi di bassa stagione anche svolgendo compiti di manutenzione. Il giovane uomo, inoltre, possedendo una buona padronanza della lingua italiana, è occupato come mediatore culturale all’interno della comunità di accoglienza, facilitando la comunicazione con gli altri rifugiati di nazionalità eritrea.
L’Affittacamere sociale si regge sui proventi delle prenotazioni degli ospiti che vi alloggiano. Queste stesse entrate permettono alla Cooperativa DoMani di corrispondere uno stipendio ai due giovani adulti rifugiati che lo gestiscono e di ottenere risorse mediante le quali sostenere il progetto dei corridoi umanitari e continuare a dare ospitalità a rifugiati presso la comunità d’accoglienza, essendo questa un’iniziativa privata.
Nonostante il progetto abbia dovuto scontare sul nascere le difficoltà e le restrizioni determinate dalla pandemia da Covid-19, ha riscontrato numeri di ospiti particolarmente positivi
Tra i risultati qualitativi è da annoverare indubbiamente la soddisfazione dei clienti, che traspare anche dalle recensioni positive e dal desiderio di farvi ritorno.
In secondo luogo, è stato rilevato positivamente come la capacità gestionale delle due risorse cui sono affidati i vari aspetti organizzativi dell’Affittacamere sia cresciuta nel tempo, non solo a livello quantitativo – in termini di mansioni svolte (che includono oggi una certa familiarità con le piattaforme online di prenotazione) – bensì anche in termini qualitativi. Rispetto a quest’ultimo punto, infatti, è stato notato un coinvolgimento e una responsabilizzazione sempre maggiori, che sono spesso sfociati in suggerimenti e proposte di migliorie da apportare maturate sulla base dell’interazione con i clienti.
Il successo dell’Affittacamere sociale viene ricondotto alla formula originale della proposta: la combinazione tra il soggiorno in una località suggestiva e la possibilità di fornire un contributo concreto all’accoglienza di soggetti svantaggiati. In particolar modo, l’utenza straniera sembra essere più sensibile alle finalità del progetto rispetto alla clientela italiana, nella quale questa dimensione di “turismo etico” sta emergendo solo recentemente. La possibilità di ospitare gruppi di persone (gruppi parrocchiali, squadre sportive, turisti o incontri di team building aziendali) si iscrive anche all’interno di una cornice di convivialità. A seconda della tipologia di gruppo accolto e della finalità del soggiorno, sono frequenti momenti di condivisione – all’interno di un percorso strutturato o nel contesto di semplici momenti di interazione – durante i quali i due ragazzi che gestiscono la struttura condividono la propria storia e l’idea alla base del progetto.
Un aspetto particolarmente apprezzato è poi riconducibile alla dimensione culturale e alla naturale propensione mostrata dai due rifugiati alla cordialità e al rispetto quasi ossequioso nei confronti dell’ospite.
Il principale aspetto critico riguarda un evidente gap culturale, il quale – soprattutto in un primo periodo – si è dimostrato particolarmente forte con riguardo a talune questioni di non secondaria importanza rispetto all’attività in cui i rifugiati sono coinvolti. Una tra queste è una diversa percezione degli standard di pulizia, questione cui è stato possibile ovviare non solo insegnando loro l’utilizzo dei principali strumenti di pulizia, ma anche stilando delle “linee guida” cui conformarsi per preparare l’arrivo del cliente. Un corso di una settimana con una ex addetta alle pulizie ha consentito di appianare tale divario, che, con il tempo, è andato via via riducendosi.
Un secondo aspetto riguarda la diversa concezione del tempo, fondamentale per potere controllare l’attività di pianificazione dell’accoglienza degli ospiti. Tale distanza culturale si è rivelata critica soprattutto per la programmazione dei differenti aspetti da monitorare in vista dell’arrivo dei clienti (gestione dei turni di pulizia, della lavanderia e preparazione delle camere), rispetto alle quali spesso sono state riscontrate mancanze. Ad esempio, si è verificato diverse volte che si trascurasse l’importanza di verificare – prima dell’arrivo dell’ospite – che fosse presente tutto il necessario per potere sistemare la stanza e che, in via emergenziale, si dovesse ricorrere ad altri centri (sempre gestiti dalla Cooperativa DoMani) per sopperire ad alcune mancanze.
Il responsabile non nasconde come, quando il progetto è nato, si confidava di potere appianare più velocemente questa distanza culturale, colmata solo col tempo e di recente, e che il “passaggio di consegne” nella gestione delle prenotazioni tramite piattaforma avvenisse in minor tempo.
Un altro aspetto sottolineato come problematico è la collocazione della struttura, che non è facilmente raggiungibile con mezzi pubblici e dunque non è facilmente accessibile.
Vi è l’auspicio che la struttura possa autosostenersi e contare solo sui propri fondi. La pandemia, infatti, non ha completamente reso possibile ciò, motivo per cui la Cooperativa sopperisce talvolta con le proprie risorse. Vi è inoltre il desiderio che i due rifugiati coinvolti possano conseguire la patente di guida al fine di creare un servizio navetta dalla città di Bologna. Un altro desiderio è quello di replicare questa proposta anche nel contesto cittadino, dove possa essere più facilmente fruibile.
CONTATTI
giacomo.rondelli@coopdomani.com
Aggiornato a ottobre 2022